Sarò troppo malizioso, sino all’indisponenza verso la collega del Corriere della Sera Paola De Caro, che segue abitualmente Silvio Berlusconi e ne ha appena raccolto l’ultima, cioè la penultima intervista centrata col titolo sulle “riforme strutturali” in qualche modo opposte alle miserie della manovra finanziaria, o legge di bilancio, all’esame abitualmente accidentato ormai del Parlamento. Ma sospetto che quel diavolo dell’ex presidente del Consiglio se ha sentito il bisogno di farsi leggere sul più diffuso giornale italiano, dopo tutto ciò che di recente ha detto direttamente o lasciato scrivere dei suoi umori, lo ha voluto per ciò che ha dichiarato soprattutto a conclusione dell’intervista.

E su cui, benedetti colleghi, al Corriere non hanno ritenuto di spendere una parola nella titolazione.

«Che scenario vede oggi?» è stato chiesto a Berlusconi a proposito della guerra in Ucraina sulla quale «Lei ha più volte detto che servirebbe uno sforzo maggiore per una trattativa». In verità, il Cavaliere ha detto sull’argomento molte altre cose, e per nulla scontate come l’auspicio di una pace, finalmente. Ma non torniamoci sopra. È tutto piuttosto noto per rivangare le parole di Berlusconi e le polemiche da esse provocate all’interno persino del suo stesso partito, non estranee alla successiva uscita, per esempio, dell’allora ministra forzista Mariastella Gelmini, rimasta tuttavia nel governo di Mario Draghi.

«Vedo - ha risposto Berlusconi - uno scenario molto preoccupante, nel quale troppe volte sento minacciare con leggerezza addirittura l’uso delle armi nucleari. La pace è necessaria e urgente. Ma la pace non può essere neppure un modo per dividere l’occidente. Ci sto lavorando, vedremo».

«Ci sto lavorando», ripeto. E penso alle mani che sarà stato forse tentato di mettersi fra i capelli il mio amico Antonio Tajani, pur conoscendo la sua fedeltà, anzi devozione, verso Berlusconi. Cui d’altronde egli deve, più ancora che alla presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, l’una proponendola e l’altro conferendola, la prestigiosa titolarità della Farnesina.

Dove anche qualche navigatissimo ambasciatore starà tremando pensando alla imprevedibilità assoluta del Cavaliere, capace di non sentirsi minimamente in imbarazzo - come è accaduto d recente - promettendo accanto alla fidanzata “un pullman di troie” ai giocatori del suo Monza in caso di vittoria sulla Juventus o sul Milan, figuriamoci su entrambi.

Anziché malizioso, come all’inizio, ora sarò troppo ingenuo, ma penso che Berlusconi in un approccio con l’amico Putin per farlo finalmente ragionare abbia persino qualche carta in più del presidente americano Joe Biden, e degli omologhi di Francia, Cina, India e naturalmente Turchia, per parlare dei “laici”, senza sconfinare nel Papa sorpreso a piangere più volte parlando della “carissima” Ucraina devastata dalla guerra. Forza, Cavaliere. Ci e li sorprenda tutti in questo epilogo d’anno, e sulla soglia del nuovo.