A proposito della opportunità di separare le carriere tra pm e giudici posso raccontare e documentare un fatto che dimostra quanto sia urgente procedere con speditezza in tale direzione.

Il vecchio millennio volgeva a termine, ci troviamo a Locri ( Rc) dove si celebra un processo a carico di un imprenditore, i sindaci e dipendenti di una azienda che sono accusati di bancarotta fraudolenta e altri reati minori.

Stranamente, pur essendo nel cuore della Locride la ’ndrangheta non c'è o comunque non è stata vista. Il processo parte registrando gravissime anomalie tra cui la sparizione di interi fascicoli e, soprattutto, il fatto che i consigli di amministrazione delle banche fossero stati 'graziati' e tenuti fuori dal processo. Dopo alterne e torbide vicende su cui sarebbe lungo soffermarsi, il processo parte con un andamento lentissimo e irregolare. In media due udienze l'anno. Ma a un certo punto subisce una folle accelerazione.

Cosa era successo? Secondo una interrogazione parlamentare di cui diremo in seguito, l'accelerazione è frutto della comune volontà del pm impegnato nel processo, e di una componente del collegio giudicante di unirsi in matrimonio. Non è un fulmine a ciel sereno dal momento che tutti sapevano che erano fidanzati ma sposarsi è ufficializzare ciò che tutti sanno e bisogna evitarlo. Quindi bisogna concludere comunque il processo, adeguando le udienze alla data del matrimonio.

L' istituto della dimissioni, quantomeno di uno dei due magistrati incompatibili, non viene preso in considerazione e così la mattina in cui viene pronunciata la sentenza, subito dopo, i due fidanzati si recano al bar a fare colazione insieme.

Maggiore garanzia di imparzialità gli imputati non avrebbero potuto avere. A questo punto tutto ritorna alla 'normalità' quindi a una lentezza esasperante cosicché passano circa quattro anni ma le motivazioni non vengono depositate. Così tante anomalie inducono un parlamentare a raccogliere le istanze di uno degli imputati che aveva sollecitato la presentazione delle motivazioni in modo da poter fare appello, e presenta una interrogazione al ministro della Giustizia in cui si chiede conto delle anomalie e dei gravi ritardi che avevano caratterizzato quel processo.

Apriti cielo! Non solo il ministro non risponde alla interrogazione ma il giorno stesso della sua trasmissione al tribunale

di Locri, per chiara rappresaglia, viene richiesta la sospensione dal lavoro e dallo stipendio per l'imputato che aveva osato sollevare il caso.

Un delirio di onnipotenza da parte di alcuni magistrati che hanno inteso punire, in terra di mafia, chi si affida alla legge per difendere i propri diritti.

Che il provvedimento di sospensione sia stato un palese abuso lo dimostra il fatto che lo stesso verrà revocato in autotutela dal ministero della Pubblica Istruzione e, contemporaneamente, annullato dal Tar.

A questo punto circa quaranta parlamentari della Repubblica, di partiti diversi, chiedono conto delle gravi anomalie e degli evidenti abusi registrati in quel processo. Tra i parlamentari, per ragioni di spazio, cito soltanto l'on. Furio Colombo, per anni noto editorialista del Fatto quotidiano e l'allora responsabile giustizia del Pds Antonio Soda che in precedenza era stato autorevole magistrato.

Inutile dire che malgrado le numerose firme e la serietà dei fatti, il ministro della Giustizia non risponderà mai all'interrogazione ed è perfino lecito immaginare che la stessa non sia mai arrivata sul tavolo del ministro.

Intanto però i magistrati della Corte di appello di Reggio Calabria manderanno assolti praticamente tutti gli imputati chiudendo di fatto il processo.

È possibile ma alquanto difficile immaginare che due fidanzati in procinto di sposarsi non parlassero mai del processo in corso influenzandosi a vicenda, così come appare improbabile che la fidanzata, componente del collegio giudicante, non abbia tenuto in alcun conto le richieste provenienti dal proprio compagno. Generalmente non è così.

La separazione delle carriere non è la panacea per tutti i mali che affliggono il mondo della giustizia ma potrebbe creare le condizioni per un giudizio più sereno rendendo più difficile il ripetersi di casi come quello che abbiamo raccontato. Potrebbe mettere dei limiti all'arroganza di alcuni magistrati che, come abbiamo visto marciano uniti per colpire uniti. E non a caso!