Come in troppi casi, disgraziatamente, sul campo, le riforme cosiddette Cartabia continuano a evidenziare un problema di fondo: l’ottenimento di risultati esattamente opposti a quelli prefissati. L’ultimo caso che si prospetta è quello relativo alle valutazioni di professionalità e alla oramai celebre “pagella dei magistrati”, tema che nasconde un “equivoco” (?) di fondo del tutto evidente per chi conosce la materia e, magari, abbia visto dall’interno come funzioni il sistema giustizia.

Posto che la valutazione di professionalità costruisce, in estrema sintesi, l’esame periodico del magistrato, al fine di verificare se questi possa continuare a fare il suo mestiere, è chiaro che si faccia fatica, su questo presupposto, a comprendere l’utilità di una votazione di merito in tale sede.

La verità è un’altra. Il “voto” servirebbe ad altri fini, evidentemente, e cioè a pesare sulla bilancia delle famose nomine agli uffici direttivi e semidirettivi, semplificando il lavoro delle correnti.

Non so ora, ma ai miei tempi, in Quarta Commissione (preposta appunto alle valutazioni di professionalità) si discuteva significativamente delle lunghe e articolate (come consuetudine consiliare) motivazioni della delibera, per esaltare (meno spesso per deprimere) le straordinarie qualità dei magistrati in valutazione pensando già alla carriera per il proprio “campioncino…”. Eh sì: già il parere del capo dell’ufficio conteneva spesso elogi e apprezzamenti che andavano ben oltre lo scopo della relazione e dell’obiettivo assegnato alla valutazione di professionalità, circoscritto, non mi stanco di ribadirlo, alla mera verifica della capacità, del magistrato in questione, di proseguire nel fare quel lavoro.

Se poi si verificassero le motivazioni delle delibere di Quinta Commissione, si rileverebbe, senza troppa fatica, come gli elogi guadagnati dai candidati in sede di valutazione di professionalità costituiscano spesso il criterio, seppur residuale, per sancire la prevalenza di un candidato nei confronti di altri, qualora sussista una situazione di sostanziale parità in punto di titolo…

Ora è chiaro che l’introduzione della “pagella” consisterebbe semplicemente nella consacrazione della prassi delle correnti di preparare il terreno in Quarta commissione per le future eventuali nomine di Quinta (dove si elaborano le proposte, da sottoporre al plenum, per il conferimento degli incarichi), e cioè per scopi ulteriori e diversi dalla valutazione di professionalità, funzionali al carrierismo ben concretamente alimentato dalle correnti, sempre ben “attente” a questi risvolti.

È chiaro quindi che, in senso più ampio, il tema magistratura non possa essere affrontato mediante formulette semplicistiche e suggestive, in assenza di una seria verifica di quanto effettivamente accada nella prassi, a meno che, e sarebbe ancor più grave, l’intento recondito non sia proprio quello di continuare a fare quello che già si fa…

Per quanto mi riguardi (e per quello che conta), a fronte di un utilizzo dei “voti” che potrebbe non essere del tutto commendevole (e certamente ultroneo rispetto alla funzione della valutazione di professionalità) ridurrei il “risultato” della delibera a un “sì”/“no”, mantenendo ovviamente i meccanismi di “rivedibilità” attualmente in essere, con motivazione completa ma stringata, in modo da non rappresentare una sorta di ipoteca sul futuro, utilizzabile a discrezione in funzione carrieristico-corporativa. Non senza considerare che, intuitivamente, il sistema di voto appare manifestamente un trattamento da alunni di scuola media, del tutto svilente per la Magistratura che, nel bene e nel male, è pur sempre il terzo potere dello Stato, composta da magistrati nella stragrande maggioranza esenti da logiche correntizie e dediti alla propria missione.

Piuttosto si dovrebbe incidere decisamente nella direzione della riduzione/eliminazione della discrezionalità consiliare nella valutazione di professionalità (quasi sempre positiva) che consente sostanzialmente di “far quel che si vuole”, non esistendo, fra l’altro un controinteressato che possa impugnare la delibera.

Altro che pagelle! I dati statistici ci dicono che le valutazioni di professionalità risultano tradizionalmente positive con percentuali bulgare (98%!!!). Quello che non si nota o non si sa è che numerose fattispecie, a mio parere aventi a oggetto condotte molto gravi e incompatibili con la funzione del magistrato, sono trattate da Commissione e Plenum in modalità segretata e, proprio in quei casi, chi può e deve (il consigliere) può assistere al massimo impegno delle varie componenti (o meglio correnti) per ottenere l’esito spesso scontato della valutazione positiva…

A proposito, se fosse per me, stabilirei la pubblicità dei lavori di Commissione (oggi non pubblici anche se non segreti, salva segretazione), ma questa è un’altra storia, forse… Ci sono tante cose che si potrebbero fare.