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Oggi forse si svolgeranno i funerali di Aleksei Navalny sempre che si trovi una sala disponibile perché anche le agenzie di pompe funebri hanno paura di entrare nel mirino del regime. Si può essere comunque certi che tutti i partecipanti al rito saranno fotografati e schedati dai Servizi di sicurezza. Così funziona il potere in Russia.
Poco importa se Navalny sia stato fatto morire di freddo o avvelenato. Era stato condannato a 19 anni di colonia penale per le sue opinioni politiche, qualcosa che per noi è incomprensibile. E non dimentichiamo che il regime aveva già cercato di assassinarlo nel 2020 avvelenandolo con il gas nervino. Ma Navalny era sopravvissuto e aveva deciso di tornare in Russia e continuare la sua battaglia. Sulle sue posizioni si può anche in parte dissentire ma non è questo il punto.
Aveva il diritto di esprimerle. Putin evoca spesso come ispiratori della sua politica i “valori russi” tradizionali e lo spirito della Santa Russia che si oppone all’Occidente decadente. Ma sono parole vuote con le quali si vuole nascondere l’autocrazia e la quotidiana violazione dei diritti umani.
Un regime rancoroso per la perdita della potenza imperiale della Russia ad est e che continua a mantenere nell’arretratezza il suo paese. La Russia è un grande venditore di energia di cui è pieno il suo sottosuolo, ma di questo non ha alcun merito, è una specie di benzinaio del mondo ed è una potenza militare grande ben oltre le sue esigenze di difesa.
Ma ad un secolo dalla rivoluzione sovietica rimane un paese povero e antiquato. Chi ha mai visto l’indicazione “made in Russia” su un prodotto di qualità? Lunedì scorso è stato trascinato in manette dinanzi al Tribunale di Mosca un altro oppositore Oleg Orlov, un biologo di 72 anni, che non è nemmeno un concorrente politico ma semplicemente un uomo di cultura, co- presidente dell’associazione Memorial. Memorial, cui è stato conferito nel 2022 il premio Nobel per la Pace, è un’associazione, Andrej Sacharov ne è stato presidente, fondata già nel 1987 e impegnata a tutelare la memoria delle vittime dello stalinismo e a difendere i diritti umani e lo Stato di diritto. Un’associazione che Putin, ex funzionario del KGB, ha pian piano strangolato con l’obiettivo di recuperare interamente anche il mito sovietico.
Orlov era accusato di aver “screditato” le forze armate russe per l’invasione dell’Ucraina e in un articolo aver definito “fascista” la politica del governo ed è stato condannato a due anni e mezzo di colonia penale. Una sentenza già scritta e un processo farsa che ricorda il mondo totalitario del romanzo distopico “La fattoria degli animali” di George Orwell. Possiamo immaginare cosa succederebbe in Italia e in altri paesi europei se qualcuno fosse in carcere per accuse di questo genere.
In aula Orlov ha ricordato un altro riferimento letterario simile, il famoso romanzo “Il processo” di Franz Kafka che racconta di un cittadino che viene processato e giustiziato senza colpa alcuna e senza nemmeno sapere quello di cui è accusato. Quando ha avuto la possibilità di parlare Orlov dinanzi al giudice ha accusato “giudici e procuratori di essere strumenti di una macchina repressiva” e per questo “i figli si vergogneranno dei propri padri”.
E non dimentichiamo infatti che tre degli avvocati del team che aveva difeso Navalny sono in cella a Mosca accusati di “associazione estremista” ed altri due legali hanno dovuto fuggire all’estero per non essere a loro volta arrestati. Alle procedure pseudo- legali in cui l’assoluzione è impossibile, ha detto ancora Orlov, si aggiungono in Russia il divieto di leggere numerosi autori contemporanei, agli studenti quello di trattare argomenti che provengono da “agenti stranieri”, la mancanza di libertà accademica e di espressione artistica, in pratica il soffocamento di qualsiasi pensiero indipendente e della stessa vita privata. Quasi la realizzazione delle profezie di George Orwell.
La reazione dei Paesi europei dopo la morte di Navalny è stata per fortuna anche più decisa di quanto ci si poteva aspettare. Ci sono state proteste e manifestazioni, dei governi e nelle piazze. Si può fare anche qualcosa d’altro. Una iniziativa di alto valore simbolico.
Le Giunte comunali possono intitolare a Milano e in altre città una via a Navalny. A Milano magari nei pressi del Consolato sovietico, in modo che i visitatori del Consolato non dimentichino come in Russia chi si oppone attivamente al dittatore è destinato prima o poi a scomparire. Aleksei Navalny, con il coraggio che ha dimostrato, lo merita.