«Sicuramente non mi aspettavo un polverone del genere», ha risposto Roberto Vannacci a Manuela Boselli del TG4. E già questo basterebbe a descrivere lo scarso contatto con la realtà del nostro autore. Chi è Vannacci ormai dovreste saperlo: è l’ultimo scandalo estivo ed è impossibile che non vi sia arrivato qualche estratto di quel capolavoro autopubblicato che si intitola “Il mondo al contrario” (“contrario” è scritto speculare).

Chi non ha tempo da perdere può accontentarsi del titolo per scrollare la spalle; chi invece conserva quella tendenza a fare qualsiasi cosa pur di non lavorare può avventurarsi nella lettura. Come dite?, anche l’autopubblicazione bastava? Sì, in un momento in cui tutti pubblicano – anche se nessuno legge, ma questo è un altro discorso – non suona bene, ma forse ha ragione Vannacci a non dividere i guadagni con nessuno. Anche il fatto che siano più di 370 pagine è un po’ scoraggiante. Cioè io non ho finito Guerra e pace, Vannacci mio.

Però la rinuncia alla lettura ci avrebbe fatto perdere alcune meraviglie, oltre al dichiararsi erede di “Enea, di Romolo, di Giulio Cesare, di Dante, di Fibonacci, di Giovanni dalle Bande Nere e di Lorenzo de Medici, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo e di Galileo, di Paolo Ruffini, di Mazzini e di Garibaldi” (questo va nel faldone “siamo tutti figli di eroi e nessuno di figli di puttana”).

Ecco alcune delle altre cose imperdibili. Il capitolo 1, il Buonsenso (sì, con la B e già ogni volta che qualcuno nomina il buon senso io rimpiango la rupe tarpea – vado bene, generale?). La Patria (e siamo sempre ancora all’indice). La nota dell’autore: “Se ne consiglia la lettura ad un pubblico adulto e maturo in grado di comprendere gli argomenti proposti senza denaturarli, interpretarli parzialmente o faziosamente compromettendone, così, la corretta espressione e l’originale significato” (insomma, ci aveva avvertito).

Se c’è una cosa che possiamo imparare – che avremmo dovuto già imparare – è che non c’è bisogno di leggere tutto un libro per capire che aria tira.

Se un giocatore lo vedi dal coraggio, uno che è disorientato lo vedi dall’indice. O dalla introduzione in cui si dice da solo “la dice lunga” e “provocatoriamente”.

Però mi sono ostinata, ho scelto un capitolo e ho letto. Capitolo 7, La famiglia, e già dall’esergo sono caduta dal divano. È un complimento che la maestra (con la M, la maiuscola sarà un segno di rispetto) fa alla figlia e la rassicurante e ingenua idea “Si vede che ha una famiglia alle spalle!”.

Quale? È facile immaginarlo. La famiglia tradizionale, secondo il generale, che è sotto attacco e da più fronti (scusate).

“Altra incredibile bordata proviene dal movimento femminista che si batte per l’emancipazione della donna. Oltre a promuovere istituzioni come il divorzio e l’aborto al suon dello slogan ‘tremate, tremate, le streghe son tornate’ si oppone alla figura femminile intesa come madre. Le moderne fattucchiere sostengono che solo il lavoro ed il guadagno possono liberare le fanciulle dal padre padrone e dal marito che le schiavizza condannandole ad una sottomessa, antiquata, involuta ed esecrabile vita domestica”.

Possiamo salvare qualcosa?

Sì, quando dice “il sesso non esiste è solo una percezione!” o quando dice che sono tonti quelli che pensano che sia famiglia pure con le bestie, ma perché insultare i maiali, animali intelligentissimi più di alcuni umani?

“Arrivano poi gli animalisti che pretendono esteso il concetto di famiglia a chi vive con un gatto, un cane, un porcellino d’India o, addirittura, un maiale”.

Comunque, questo modello un po’ arcaico e un po’ allucinatorio di famiglia naturale o tradizionale deve essere difeso perché “le donne, per quanto lavorino, non sono spesso contente e realizzate, le situazioni di disagio minorile sono incrementate, la natalità è incredibilmente diminuita e gli anziani, spesso non autosufficienti, non trovano più una collocazione se non in squallide case di riposo in attesa di raggiungere la pace eterna”.

Se non vi basta, Vannacci è convinto che “se la famiglia esiste da millenni sotto la forma tradizionale un motivo ci sarà”.

Capito? È merito della Natura che “attraverso i severi processi di selezione e adattamento ha individuato l’organizzazione più efficace per garantire la sopravvivenza della specie”.

Insomma, manco di evoluzione capiamo molto ma descriviamo il mondo. Anzi no, perché è una continua fallacia naturalistica: Vannacci ci racconta come il mondo dovrebbe essere. Forse non c’era bisogno di scomodare la libertà di pensiero, la democrazia, il fascismo e tutto il cucuzzaro.