Il Cavaliere continua a far parlare di sé anche dopo la sua dipartita: con il disvelamento del contenuto dell’ultimo testamento olografo redatto nell’imminenza di uno degli ultimi ricoveri al San Raffaele, da giorni l’opinione pubblica e i commentatori – sorte di ogni testamento degno di nota – si dilettano in considerazioni, vuoi di puro gossip vuoi di diritto, sulla validità del testamento nonché sulla possibilità di impugnarlo da parte degli eredi.

In effetti, quest’ultimo testamento, datato 19 gennaio 2022, non è il primo ma l’ultimo: il Cavaliere già nel 2020 e prima ancora nel 2006 aveva redatto altri due testamenti, entrambi consegnati di sue mani al notaio Roveda.

L’ultimo, invece, quello più recente, nel quale sono state aggiunte le donazioni a Marta Fascina e Marcello Dell’Utri (quella nei confronti di Paolo Berlusconi erano già state manifestate nel precedente testamento), dalle fonti aperte si apprende essere stato consegnato al notaio dall’ultima compagna del Presidente, Marta Fascina, in busta non sigillata. Questo, il primo di tanti altri più o meno piccoli elementi che hanno fatto dubitare alcuni esperti in materia della riconducibilità del documento con le reali volontà del testatore.

Altre anomalie dell’ultimo testamento, formali e sostanziali, sono state evidenziate. L’apparente scelta e quindi estraneità, o forse pura dimenticanza, del figlio Luigi dagli atti di disposizione patrimoniale disposti dal Cavaliere. Eppure, l’assenza di Luigi da quell’elenco potrebbe avere delle conseguenze concrete. In questo modo, infatti, i lasciti decisi da Berlusconi per il fratello Paolo, la compagna Marta Fascina e l’amico Marcello Dell’Utri, per un assegno complessivo di 230 milioni di euro, non saranno (o non dovrebbero essere) presi pro quota dall’eredità dell’ultimogenito.

Ancora, dall’analisi grafologica-comparata dei tre documenti sembrerebbero evidenziarsi delle differenze calligrafiche di alcune parole e della stesa firma di Silvio Berlusconi: incongruenze che, a detta degli esperti, in caso di controversia, potrebbero essere portate in Tribunale, se non fosse – in ogni caso – che la famiglia Berlusconi non sembra intenzionata a instaurare un contenzioso quanto piuttosto unicamente a onorare la memoria del defunto. Precisano gli esperti, in ogni caso, che tali anomalie sarebbero verosimilmente “imputabili all’età avanzata dell’estensore e allo stato di stress in cui si trovava al momento della scrittura, avendolo scritto poco prima del ricovero in ospedale”, ma che hanno delle peculiarità singolari.

Infine, osservano i tecnici, l’esistenza di una condizione che – almeno da una lettura formalistica del documento – non si sarebbe verificata: “Sto andando al San Raffaele. Se non dovessi tornare Vi prego di prendere atto di quanto segue”, scriveva Berlusconi di proprio pugno. Una sorta di “condizione sospensiva”, ovvero di una disposizione in caso di un evento che tuttavia non si era verificato. Otto giorni dopo quel ricovero, infatti, l’ex presidente del Consiglio era uscito dall’ospedale ed era tornato a Villa San Martino. E questo renderebbe – in linea puramente teorica –inefficace il lascito, rendendo possibile (ma anche qui del tutto improbabile) l’eventuale impugnazione della disposizione dal costo di 230 milioni di euro complessivi a carico dei figli. Come detto, le occasioni per speculare sulla sorte dell’eredità del Cavaliere sono molte e ripetute; la speranza – in ogni caso – è che la vicenda, di carattere privato e familiare, si definisca tra le mura domestiche e nel rispetto, in primis, delle volontà del de cuius, senza mai dimenticare la straordinaria personalità del compianto Silvio Berlusconi, al di là di ogni principio e idea politica.