Il Frecciarossa del ministro Lollobrigida mi evoca un ricordo di me bambina. Ero su un treno a scompartimenti, in piedi nel corridoio della prima classe con mamma e sorellina. Il treno era pieno, ma noi guardavamo quello scompartimento in cui sedeva da solo un signore che a me pareva molto grasso e piuttosto vecchio. Poi lui ci aveva visto e con un gesto ci aveva fatto accomodare. «Bambine, ringraziate l’onorevole», ci aveva detto la mamma accettando l’invito. Altri tempi, quelli in cui si rispettava il ruolo istituzionale, pur sapendo che in quel caso si trattava di un privilegio, quello di poter disporre di un discreto spazio mentre altri non avevano neppure un sedile, pur avendo pagato il prezzo del viaggio. Oggi l’ onorevole su quel treno sarebbe sbeffeggiato e preso a sputi e insulti.

E lui stesso farebbe bene, qualora il suo ruolo lo prevedesse, a preferire l’autoblu d’ordinanza (che ormai da tempo è grigia) piuttosto che il treno, cioè il mezzo di trasporto a disposizione di tutti, anche se con lo scompartimento riservato.

Per questo penso che il ministro Lollobrigida, che non è un grillino, avrebbe fatto bene a non ripetere l’errore, voluto, che fece Roberto Fico nel suo primo giorno di scuola, dopo l’elezione a Presidente della Camera dei deputati. Prese l’autobus, ricorderete. Ma lui era contro la casta, fino a quel giorno, poi più, poi andavano bene non solo l’autoblu ma anche sei auto di scorta con sirene e lampeggianti. Quel che spiace dunque, è questa società ormai grillizzata, e grazie ancora, cari Stella e Rizzo, per aver aperto la strada, con il vostro libro così scadente e così fortunato, non a superare la società dei privilegi, ma a farci precipitare nella società della violenza e della stupidità. È violento e stupido mettere in croce il ministro Lollobrigida, che ha solo sbagliato a infilarsi su quel treno per andare a mostrare a Caivano la presenza dello Stato a protezione dell’emarginazione di un pezzo di Italia, per quella fermata di un minuto del Frecciarossa a Roma Ciampino. Le ferrovie dello Stato hanno spiegato con molta chiarezza come sia prassi che, in caso di forte ritardo, la sensibilità nei confronti delle istituzioni induca a fermate supplementari per far scendere autorità o personalità istituzionali il cui tempo è “prezioso”. Sì, prezioso, non per la persona privilegiata, ma per tutti noi. Perché chi mette la propria esistenza, per un certo periodo di vita, come per esempio un membro del governo, a disposizione della collettività, ha un tempo e uno spazio diversi dal mio e da quelli degli altri cittadini. Se quel giorno il ministro Lollobrigida fosse stato costretto a saltare l’appuntamento con i cittadini e le scolaresche di Caivano avrebbe arrecato un danno a un’importante fetta di società. Avrebbe indotto quella parte di popolo che già aveva subito storicamente emarginazione e sopraffazione alla triste conferma dello storico abbandono dello Stato nei confronti dei propri figli più sfortunati. Bene quindi ha fatto il ministro a fare di tutto per esserci, quel giorno a Caivano. La prossima volta però, volti le spalle alla “Casta”, al grillismo e ai suoi seguaci, prenda autoblu, elicotteroblu, aereoblu. Scelga il blu e lasci perdere il rosso della Freccia.