Gli aguzzini della teocrazia che domina l’Iran hanno messo a morte la giovane Samira Sabzian impiccandola nel carcere ove era detenuta da 10 anni in crudele attesa. La sua è la storia di una sposa bambina, vittima di un matrimonio forzato, che si era ribellata dopo anni di violenze domestiche al marito padrone, uccidendolo. Per lei non vi è stata alcuna attenuante né alcuna comprensione, solo la spietata legge coranica.

La condanna è stata eseguita all’interno di un sistema legale che unisce lo svilimento della donna alle tinte fosche e arcaiche della vendetta privata. Infatti la pena di morte può essere commutata solo se vi è l’assenso della famiglia della vittima e ciò significa anche offrire un risarcimento che per Samira non era possibile. E la condanna a morte, in Iran pratica quotidiana, è avvenuta in un quadro in cui il rispetto dei diritti umani è inesistente.

Il regime dello Shah era più che criticabile ma quanto lo ha seguito è molto peggio. Dopo la rivoluzione del 1979 nel giro di pochi mesi il regime di Khomeini ha eliminato fisicamente qualsiasi opposizione, i liberali, i laici del Fronte nazionale, anche i comunisti e coloro che sono considerati impuri e nemici di Allah, le minoranze religiose quali i Bhaai, gli omosessuali, artisti, intellettuali e giornalisti.

Negli ultimi anni la repressione si è accanita contro le donne, da sempre private dei diritti fondamentali, punite anche solo per una ciocca di capelli che fuoriesce dallo hijab, additate come le “malvelate”. Si è scatenata contro le giovani manifestanti che hanno sfidato per mesi in piazza il regime al grido di” Donne vita libertà”. Decine di loro, tra di esse Mahsa Amini, e i loro compagni sono state uccisi dai basij, i paramilitari sgherri del regime, per molti manifestanti la destinazione è stata il carcere di Evin ove la tortura è la regola. Nel contempo l’Iran è un fattore di destabilizzazione permanente della pace regionale e mondiale perché ogni regime dittatoriale è una minaccia non solo per i suoi cittadini ma anche per i paesi che gli stanno intorno.

Il governo iraniano, fornitore di ogni tipo di armi ad Hamas, sono suoi i razzi ammassati a migliaia nei tunnel di Gaza, ha certamente avuto un ruolo di assenso e di appoggio nell’attacco di Israele del 7 ottobre, all’Iran sono strettamente legati gli Houti, la fazione sciita che partendo dalla Yemen sta nel Mar Rosso mettendo in pericolo il commercio internazionale. Il popolo persiano, erede di una storia e di una cultura millenarie, non merita tutto questo.

Il paradosso, sarebbe argomento di una battuta di spirito se non si collocasse all’interno di queste tragedie, è che dallo scorso novembre la Repubblica islamica iraniana ha assunto la presidenza del Forum dell’ONU per la tutela dei diritti umani.Esattamente come affidare l’impianto di sicurezza della propria abitazione ad un ladro di appartamenti. Ma così è e nessuno per ora protesta.

Il Governo italiano, dopo l’atroce esecuzione di Teheran, ha il dovere, per il rispetto dei diritti delle donne che deve essere universale, quantomeno di convocare l’ambasciatore dell’Iran. Lo aspettiamo e non dimentichiamo Samira Sabzian.