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IMAGOECONOMICA
La disciplina delle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, etc. (DL 15 maggio 2025, n. 71) è un gioco delle tre carte. Si dice sia stata fatta per togliere il numero chiuso, ma lo mantiene; per superare il test nazionale a crocette, ma lo mantiene; per ridurre le diseguaglianze, ma le aumenta. Un procedimento che produrrà la mattanza di 60-80mila studenti, lasciati a sé stessi e nella totale incertezza per oltre quattro mesi circa.
È stato inutile provare a discutere nel merito dei cambiamenti proposti dalla legge: da più parti erano state dette cose sensate contro i contenuti della riforma. Lo spirito populista che soffia ormai ovunque aborre i confronti critici e le argomentazioni razionali e, nei comportamenti di politici, ministri o esperti arruolati per riformare ogni cosa senza avere alcuna idea precisa e innovativa di dove stanno mettendo le mani, vige il principio del marchese del Grillo: «Io (noi) sono (siamo) io (noi), e voi non siete un ca...!».
Chi non ricorda qualcuna delle tante incendiare dichiarazioni a destra e a manca sul fatto si dovevano abolire il numero chiuso e i quiz? La legge è stata fatta inventando una perfida valle della morte per eliminare i tre quarti circa dei candidati che forse vedranno distrutta ogni loro sana motivazione.
Cosa sta succedendo. Facciamo un po' di storia, in breve, di come si è arrivati sin qui. L'accesso a medicina diventava libero per tutti i diplomati nel 1969 - fino al 1923 potevano iscriversi solo i diplomati al liceo classico e dal 1923 al 1969 solo chi aveva la licenza classica o scientifica L'esponenziale aumento degli iscritti portò a un sovraffollamento delle aule e a una riduzione della qualità formativa. Nel 1987, il Ministro dell'Istruzione Ortensio Zecchino introdusse, tramite decreto ministeriale, un test di ammissione per limitare gli accessi, in linea con le direttive europee che richiedevano standard formativi elevati per le professioni sanitarie.
Il sistema a numero chiuso era formalizzato con la Legge 264/1999, che stabili l'accesso programmato per corsi come Medicina Odontoiatria e Veterinaria, basato su un test nazionale. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 383/1998, confermava la legittimità di tale sistema, riconoscendo la necessità di bilanciare il diritto allo studio con le capacità formative degli atenei. Il test nazionale di ammissione, con domande a risposta multipla su materie scientifiche, logica dei ragionamenti e temi di attualità veniva introdotto nel 2010 (queste due ultime due verifiche sono scomparse). Nel 2020, causa della pandemia di COVID-19 il test fu provvisoriamente sospeso, e l'ammissione avvenne tramite valutazione dei risultati scolastici. Reintrodotto nel 2021 rendeva possibile sostenere l'esame in più sessioni durante l'anno.
La riforma consente agli studenti di iscriversi liberamente al primo semestre dei corsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Al termine di una lunga tappa percorsa allo stato brado, peggiore del precedente concorso una graduatoria nazionale, basata sui risultati di un test effettuate anch'esse su un piano nazionale, determinerà chi potrà proseguire gli studi. L'intento, a parole, è valorizzare il merito e ridurre le disuguaglianze legate alla preparazione pre-universitaria e alle risorse economiche.
In realtà, la selezione con numero chiuso è solo posticipata, non eliminata. L'aumento degli iscritti al primo semestre rischia di mettere in crisi le infrastrutture universitarie, ma furbescamente è stato tolto l'obbligo di frequenza (per fortuna!) e data la possibilità di seguire le lezioni online (come in una pseudo-università pseudo-telematica. La standardizzazione degli insegnamenti e del test non premia di certo il merito (le università che riescono a selezionare studenti bravi e motivati funzionano tutte in modi diversi) o riduce le diseguaglianze nella preparazione.
Almeno il precedente test cercava di valutare anche il pensiero critico in generale dello studente (domande di logica e ragionamento) e l'attenzione per i temi di attualità. Ora ci saranno 62 domande solo nozionistiche su argomenti di fisica, chimica e biochimica. Inoltre, le agenzie che offrono una preparazione per l'ingresso a medicina, continueranno a offrire preparazioni pre-semestre, aiuti per seguire i corsi e preparazione per il test finale. Le diseguaglianze aumenteranno perché serviranno più soldi per accedere a questi servizi privati, che, lo capisce anche un bambino, avranno più opportunità per intercettare domande di aiuto crescenti da parte di studenti e famiglie.
Definire chi ha scritto questa riforma dilettanti allo sbaraglio, sarebbe un complimento. Purtroppo, si tratta di professionisti, persone molto competenti sul funzionamento dell'università così com'è, cioè un carrozzone asfissiato da una ipertrofia burocratica incontrollabile. E' stato confezionato un prodotto da testare che è in realtà una macchina per costruire un'ideologia anti-intellettualistica, patrimonio universale di tutti i sistemi populisti e nazionalisti.