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Carabinieri e polizia schierati davanti al rave party di Modena
In questi giorni in Calabria il cielo è nuvoloso e il mare è molto mosso, i lidi sono stati disfatti tanto sullo Jonio che sul Tirreno. In pochi giorni è tutto cambiato. Qui le stagioni cambiano rapidamente e cambia il paesaggio. L'unica cosa che si sussegue con la stessa monotona cadenza sono le “retate” con largo impiego di uomini e mezzi che svettano a tutta velocità con le sirene accese. È una scenografia ben studiata.
Negli ultimi anni le retate sono diventate un prodotto tipico calabrese, particolarmente catanzarese, come la “nduja” e i “mustaccioli”. Quella di giovedì l'hanno chiamata “Maestrale- Carthago”. I termini latini suggestivi ma incomprensibili ai più e per questo banditi dalle Messe domenicali, sembrano recuperati da altri riti “liturgici”. Televisioni, giornali regionali, quotidiani online aprono i loro articoli sulla ' Maestrale Cartago' con le foto di Maria Chindamo in prima pagina. È una emozione potente. Si tratta di una giovane madre sparita nel nulla e nelle foto appare così come credo sia stata in vita: uno sguardo dolce, un viso gentile, un sorriso sincero. Una voglia di libertà. Non si può restare indifferenti a quelle foto e non si può che provare sdegno verso i suoi assassini.
Ma qui sorge la prima domanda: gli indagati sono poco meno di duecento, circa ottanta gli arrestati. Quale è il nesso tra costoro e la morte della Chindamo?
Da quanto ho capito c'è un pentito che accusa uno (1) degli indagati di essere il sicario. Gli altri potrebbero non entrarci. La dichiarazione di un pentito non è una cosa da nulla soprattutto se fosse stata utilizzata come traccia per arrivare agli autori del delitto. Ma arrivarci con prove e in poco tempo.
Invece “Maestrale Cartago” sarà una inchiesta con centinaia di indagati, moltissimi testimoni, centinaia di avvocati. Decine di migliaia di pagine da leggere e prove da valutare.
È tutto ciò con Maria Chindamo c'entra poco o niente. Ci vorranno anni per arrivare a sentenza e, nel caso della Chindamo, il tempo gioca contro la verità.
Aggiungo che anni fa c’è stato un caso simile in Calabria. Un pentito accusava una dozzina di persone di aver ucciso un uomo e dato in pasto ai maiali. Gli imputati furono tutti assolti perché i giudici hanno maturato la convinzione che la “bugia” sui maiali fosse funzionale al fatto che il pentito sapesse veramente poco del delitto. Soprattutto non sapeva indicare dove si potessero trovare eventuali resti del cadavere.
Sarà diverso in questo caso? Si troveranno le prove? Tutti in Calabria e fuori vorrebbero che si arrivasse alla verità ma annegare un caso così
delicato e rappresentativo in un processone, potrebbe rivelarsi una pessima idea. A meno che tutto non abbia una sua stringente logica che con la “Giustizia” c'entra veramente poco.
La Calabria sta vivendo un momento particolarmente delicato della sua storia: la sanità pubblica è allo sbando, i prezzi sono alle stelle, le pensioni generalmente al minimo, non bastano. La dispersione scolastica diffusa, le disuguaglianze accentuate e moltiplicate. Anche il turismo è in calo. La rabbia repressa è alle stelle.
Allora ben vengano le sirene spiegate, con migliaia di militari in azione. “Lo Stato veglia su di te...” è il messaggio. “Dormi tranquillo. Perché se mancasse 'la legge', tua moglie, tua figlia, tua sorella potrebbero fare la fine di Maria Chindamo”.
È un tale irresponsabile messaggio trova subito sottoscrittori: Il ministro dell'Interno, la sottosegretaria Ferro, il presidente della Regione Calabria hanno già espresso la loro grande soddisfazione per le tesi della Procura prima ancora che queste diventino sentenza.
In un processo la procura è parte come lo è la difesa. È il giudice che pronuncia la sentenza in 'nome del popolo italiano'. Schierare le Istituzioni democratiche sulle posizioni della procura significa manomettere il processo. Squilibrarlo a favore di una parte.
Perché lo fanno? Perché Piantedosi, la Ferro, Occhiuto e la procura formano un blocco politico - ideologico che risponde al dramma calabrese mettendo in campo una politica falsamente securitaria e sicuramente manettara. Non essendo capaci di dare altra risposta.
Oggi però non è facile far passare un messaggio di questo tipo.
La gente si è abituata persino alle retate dai risultati molto dubbi. I numeri non fanno più effetto, basta vedere con quale disenteresse i calabresi seguono “Rinascita Scott”. L'opinione pubblica pretende ormai nomi noti. Simboli del “potere” su cui scaricare la propria rabbia. Quando mancano nomi importanti, ci vuole un caso struggente. La bella foto di Maria Chindamo, l'ipotesi della sua crudele morte, provoca o un effetto ottico di sicuro effetto.
È così il Maestrale a queste latitudini porta solo fumo che offusca la vista tanto da non capire che a essere ' delenda' non è ' Carthago' ma la Calabria.