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La senatrice Lopreiato ha liquidato così le nuove norme: «Si prestano a comportamenti opportunistici». E a ottobre, la deputata D’Orso disse che, con la nuova prescrizione, i penalisti avrebbero rispolverato «tutte le tecniche dilatorie»…
L’opposizione fa l’opposizione, si sa. Nessuno pretende una sublimazione gandhiana della prassi parlamentare. Però colpisce la perseveranza, l’estremismo che sembra prescindere dal fatto di avere o non avere responsabilità di governo. Ci riferiamo al Movimento 5 Stelle, a certi attacchi anti-tutto che non risparmiano niente e nessuno, neppure gli avvocati, persino quando i grillini (o contiani) in questione sono avvocati a loro volta.
Due giorni fa la senatrice Ada Lopreiato, capogruppo pentastellata in commissione Giustizia, si è espressa nei seguenti termini a proposito della legge – presentata dalla leghista Erika Stefani e, sempre l’altro ieri, approvata in prima lettura – che puntualizza, finalmente con apprezzabile efficacia, il diritto del difensore al rinvio dell’udienza, o alla “remissione in termini”, per legittimo impedimento: «Questo ddl avrebbe meritato un supplemento di riflessione: il testo, così come formulato, si presta a comportamenti opportunistici da parte dell’avvocato».
Comportamenti opportunistici? Voi dite che è il lavoro dell’opposizione punto e basta? Ci convince fino a un certo punto. A noi sembra piuttosto un’ostilità preconcetta e generalizzata verso le istituzioni, verso i corpi sociali e qualsiasi forma di funzione pubblica che non sia quella dei pm a caccia di politici da arrestare.
È un’ostilità antagonista e antisistema. praticata non con le forme tradizionali di lotta ma col linguaggio del disprezzo e della diffidenza. È ancora il vaffa di Beppe Grillo, nonostante i gruppi parlamentari 5 Stelle, incluso quello senatoriale di cui Lopreiato è esponente di rilievo, siano ormai schierati contro Grillo e a favore di Conte.
Chissà chi frequenta, Lopreiato, per uscirsene col ritratto caricaturale. Boh? Valentina D’Orso, che è capogruppo del Movimento nell’altra commissione Giustizia, quella di Montecitorio, quando a ottobre dell’anno scorso approdò in Aula la riforma della prescrizione, disse che certi colleghi (pure D’Orso è avvocata) ne avrebbero approfittato per far tornare «in pompa magna» tutte le «tecniche dilatorie» utili a «allungare i tempi». Ci piacerebbe se Lopreiato e D’Orso si facessero due conti, e provassero ad ammettere che demolire l’immagine e la credibilità dell’avvocatura significa fare a pezzi il diritto di difesa. E già siamo messi male.
Già ora gli avvocati passano, secondo una becera caricatura popolare, come complici dei loro assistiti nel penale o come ostacoli a un efficiente svolgimento della funzione giudiziaria nel civile. Lopreiato, D’Orso e tutti gli altri grillini-avvocati che dileggiano gli altri avvocati forse dovrebbero comprendere che uno Stato si regge anche sul diritto di difesa, non solo sulle risate di Gratteri che annuncia l’arresto di qualche decina di “presunti innocenti” un secondo dopo averli liquidati ineluttabilmente come camorristi e spacciatori, senza che se ne sia mai celebrato il processo.
Vorremmo che i pentastellati, tutti compresi nella loro scissione rivoluzionaria, stessero con lo Stato e con i corpi sociali che ne consentono l’esistenza, a cominciare dall’avvocatura. Se invece si percepiscono ancora come un’ardita schiera di moralizzatori costretti a entrare in Parlamento perché fuori la lotta era troppo dura, tanto vale che lascino Grillo dov’è e si risparmino il fastidio.