Non mi stupisce nemmeno un po’ che una parte della tifoseria reggiana, durante un’amichevole estiva, abbia manifestato sostegno nei confronti di Manolo Portanova, calciatore ventitreenne in prestito dal Genoa proprio alla Reggiana, condannato nell’inverno 2022 in primo grado a sei anni di carcere per stupro di gruppo. Non mi stupisce perché non è la prima volta che accade: il garantismo è uno scudo necessario per chi ogni giorno deve fronteggiare l’onda lunga del giustizialismo da bar. Daspo, accuse, sanzioni. Per chi sa cosa vuol dire trovarsi sulla graticola è facile immedesimarsi e comprendere. E loro sono bravi a farlo, soprattutto gli Ultras, con i quali sono d’accordo anche se sono distanti da me anni luce.

Amo il calcio, frequento lo stadio, ma la confusione mi intimorisce, figuriamoci gli scontri. L’odore e l’effetto dei fumogeni non esercita fascino su di me, la vita comunitaria, l’ossessione per ideali come lealtà e onore non mi appartiene. Ma non mi stupisce, dicevo, che le anime più pure e idealiste del loro movimento siano garantiste nel midollo. Ecco perché dico: il garantismo riparta dalle Teste Quadre. E da quello striscione tanto semplice quanto rumoroso: “Nella vita come allo stadio… fino al terzo grado nessuno è condannato”.

Quello per cui Portanova è stato condannato (in primo grado) è terribile, ingiustificabile. A patto però che la sentenza venga confermata negli altri gradi di giudizio. Al momento Manolo è un uomo innocente. O quantomeno non è colpevole. Ma il punto non è nemmeno come andò davvero quella sera, stabilirlo non sta certo a un manipolo di fedeli granata. Certo, l’indignazione della maggior parte delle persone e dei reggiani è umana. Così come è comprensibile il disappunto del movimento femminista. Ma lo Stato di diritto è un’altra cosa.

Nel garantismo è insita una sensibilità che si coltiva, che non è innata, che si educa e si arricchisce e che per questo mi appassiona. E se questo germoglio ha trovato terreno fertile sui gradoni di uno stadio ben venga. Significa che lì, in quel mondo dove stigma mediatico e rivendicazioni spesso si sovrappongono, dove condanne e sanzioni sono come l’insalata a pranzo d’estate, allora lì c’è spazio per estendere gli interessi personali a tutti. Nascono così i diritti, quando la mia storia potrebbe essere anche la tua, e allora ti tendo la mano. E spesso crescono dove meno ce lo si aspetta. Che sia convenienza o solidarietà poco cambia. Questa non può che essere una buona notizia.