Caso Striano. Esiste la presunzione d’innocenza, per lui come per i giornalisti. Infatti non parlerò di loro. Ma della polizia giudiziaria. Senza generalizzare ma senza nascondere che in questi anni ci sono stati gravi eccessi sui quali occorre – finalmente – interrogarsi e riflettere. Gli abusi del finanziere sono soltanto un episodio isolato o qualcosa di più? Parlare o anche soltanto alludere a un “sistema” sarebbe inesatto e ingeneroso verso i tanti ufficiali e agenti rispettosi dei diritti fondamentali dei cittadini, osservanti della legge, cauti nello svolgimento delle indagini, prudenti nell’interpretazione di un’intercettazione. Ma sono intervenuto oggi in diretta a “Radio anch’io” per dire che il caso Striano non è un fatto del tutto straordinario. Purtroppo.

Abbiamo osservato al microscopio l’operato dei pubblici ministeri e lo abbiamo criticato anche aspramente. Abbiamo trascurato, però, di guardare sopra e sotto. Sopra: ai giudici che in troppi casi hanno accolto acriticamente le tesi delle procure finendo per pronunciare sentenze come quella che ha condannato l’avvocato Armando Veneto, appena cancellata dalla Corte d’Appello di Catanzaro; o Mimmo Lucano. E tanti altri. Sotto: alla fonte, la polizia giudiziaria. In moltissimi casi ha fatto un buon lavoro. Ma abbiamo letto anche, con troppa frequenza, le ricostruzioni fantasiose di “operanti” che hanno passato anni ad ascoltare telefonate come se indagare fosse solo questo; e informative di migliaia di pagine ricche di valutazioni irragionevoli; e conclusioni azzardate. Su tutto questo non sempre i pubblici ministeri hanno vigilato abbastanza.

Viceversa, quel materiale è divenuto spesso il contenuto quasi testuale di fermi di indiziati di delitto e richieste di misure cautelari e, subito dopo, anche di ordinanze e decreti di sequestro di giudici sopraffatti da montagne di carte impossibili da leggere e controllare, oltre che dalla personalità di pubblici ministeri divenuti autentiche star. Poi sono arrivati gli annullamenti della Cassazione e le sentenze di assoluzione. Ma il danno ormai era fatto.

Una parte (piccola ma attiva) della polizia giudiziaria, premiata dai provvedimenti dei giudici, elogiata dalle procure nel corso di conferenze stampa trionfalistiche e celebrata dai media per le sue “operazioni” dai nomi roboanti e persino palingenetici (come “Rinascita” o “Reset”), allora si è ubriacata. Si è esaltata, se preferite. E’ stata “scatenata” contro il crimine e ha finito per fraintendere. Si è sentita libera di essere “fuorilegge”. Ha sposato la tesi preilluministica secondo la quale il fine giustifica i mezzi e per perseguire presunti reati si possono commettere reati. Tornando a Striano, non sappiamo se abbia agito da solo. Personalmente sono convinto, però, che le sue azioni siano avvenute in questo clima.