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La politica è l'arte del possibile, recita un vecchio adagio, ma quando di mezzo c'è il calcio anche l'impossibile può diventare moneta comune. Come ad esempio vedere Giuseppe Conte e Maurizio Gasparri esprimere perfetta identità di pensiero con toni sinceri e accorati e Fabrizio Cicchitto, veterano della Prima e Seconda Repubblica, postare sui social come un comunicatore di ultima generazione.
E' successo tutto nel giro di 24 ore, dopo l'annuncio-shock della dirigenza della Roma calcio di esonerare l'allenatore Daniele De Rossi, storica bandiera giallorossa, e di chiamare in sua sostituzione il croato Ivan Juric: una notizia che ha immediatamente monopolizzato il tam-tam cittadino, ed è rapidamente tracimata in quello politico.
A fare da apripista al corto circuito è stato il leader del M5s Giuseppe Conte, che non ha mai fatto mistero della propria fede romanista ma non aveva mai utilizzato il lessico della politica per parlare di un fatto sportivo: “Noi tifosi giallorossi”, ha detto con lo stesso piglio di quando annunciò il lockdown, “rimaniamo smarriti e perplessi”. “Tutto in questo momento”, ha aggiunto, “ci spinge a qualche interrogativo, ci suscita qualche motivo di perplessità”.
Il giorno dopo, gli ha fatto eco il capogruppo di Fi al Senato Maurizio Gasparri, costante presenza allo stadio Olimpico e animatore del Roma club di Palazzo Madama, ma soprattutto protagonista di reiterati e veementi attacchi politici rivolti contro l'ex-premier. In nome della fratellanza giallorossa Gasparri ha avallato stavolta in toto le tesi contiane, parlando di “vergogna” e di “offesa ai tifosi e alla città”, mentre l'ex-dirigente del Psi e di Fi Fabrizio Cicchitto si scagliava su Fb contro la proprietà yankee della Roma.
Ma non è certo la prima volta che, in nome della sfera di cuoio, si consumano convergenze impossibili, come il tifo di Palmiro Togliatti e degli operai emigrati per la Juventus degli Agnelli, o la passione smodata dell'ex-grillino Alessandro Di Battista per la Lazio del forzista Claudio Lotito.