Il caso Cospito sta riportando al centro dell'attenzione pubblica la declinazione sempre più repressiva della normativa sulle restrizioni detentive previste dall'art. 41 bis dell'ordinamento penitenziario.

Non manca giorno che la destra al potere non dimostri il suo lato più feroce e reazionario, più vendicativo e punitivo.

Una destra che rispolvera, nella dialettica esercitata in pubblico, quell'approccio illiberale che nel ventennio degenerò in azione punitiva contro i nemici, tutti i nemici.

La punizione per chi è considerato contro, per chi si differenzia, per le fasce più deboli del Paese, per chi prova ad agitare le coscienze.

Così, dopo gli inutili provvedimenti iniziali, dopo le continue retromarce sulle cose annunciate e non realizzate, ecco che questa destra insolente prova a deformare lo strumento del 41 bis per farne qualcosa di diverso da quello che è.

Noi socialisti siamo sempre stati contro l’uso vendicativo dell’apparato punitivo penale e, anche in questo caso, stigmatizziamo l’uso strumentale che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi vuole fare del caso Cospito.

Un Paese civile non può che manifestare assoluta contrarietà all'applicazione del 41 bis in senso vendicativo, e contrastare la deriva giustizialista che da anni ha infettato la politica, trasformando una misura pensata per prevenire la commissione di nuovi reati in una misura persecutoria, giungendo ad applicarla in chiave afflittiva e vendicativa.

E quello che è accaduto nell’aula del Parlamento, con l’attacco intollerabile dell'On. Donzelli all’opposizione e con l’utilizzo da parte sua di informazioni carpite in modo, se non illecito, quantomeno censurabile, è la prova provata dell’uso strumentale e politico che si vuole fare del caso Cospito, anche nel tentativo di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali del Paese.

Dalle vertenze che ancora mordono il mondo del lavoro, agli aumenti spropositati dei prezzi di tutti i beni di prima necessità, che colpiscono soprattutto le fasce più deboli, quella parte della società che questo governo sta lasciando volutamente indietro.

Ma è bene ricordare anche che Alfredo Cospito non è l’unico a protestare contro le condizioni carcerarie. In tutta Italia sono stati tanti gli scioperi: dalle detenute della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, che dal 24 agosto attuano uno sciopero della fame intermittente, fino all'annuncio di qualche giorno fa del digiuno di solidarietà nei confronti della lotta di Cospito, iniziato dall’anarchico Juan Sorroche Fernandez, detenuto dal 2019 nel penitenziario Vocabolo Sabbione di Terni.

La destra vede le libertà, personale, di pensiero, di parola, come una minaccia; per la sinistra sono e devono essere una condizione imprescindibile dell’uomo. Ecco perchè la sinistra non può essere forcaiola.