Lo scontro mega galattico fra il governo e la magistratura non è scoppiato per gli ultimi fuochi d’artificio (Donzelli, Delmastro, Santanchè La Russa), ma era già sul tavolo fin da quando e’ stato fatto il governo con Carlo Nordio al ministero di Grazia e Giustizia e con un programma che conteneva l’eliminazione dell’abuso in atti d’ufficio, di quello sul traffico d’influenza, la riscrittura dell’articolo sull’avviso di garanzia e, dulcis in fundo, la separazione delle carriere. Il Presidente dell’ Anm Santalucia adesso fa la faccia del bravo bambino sorpreso in Chiesa mentre fa la comunione, ma da tempo stava preparando una sorta di plotone di esecuzione e già aveva iniziato il fuoco di sbarramento. Poi siccome la politica è anche fatta di episodi imprevedibili sono intervenuti anche gli straordinari auto goal fatti da alcuni dei personaggi di punta di Fratelli d’Italia. Il primo è’ stato anche un peccato veniale: fra Delmastro Sottosegretario alla Giustizia e Donzelli hanno messo in piedi un attacco sconclusionato alla delegazione del PD recatasi in un carcere di alta sicurezza a visitare Cospito.

Forse i due ignoravano il retroterra giuridici e comportamentali che regolano le visite dei parlamentari ai carcerati. Così hanno pensato di poter mettere con le spalle al muro i parlamentari piddini recatisi nel carcere di massima sicurezza con la domanda chiave: «Con chi state, con Gesù o con Barabba?», «siete con i terroristi e con i mafiosi o con le persone perbene come noi». Per chi sa come vengono regolate le visite dei parlamentari in carcere (anche se il singolo parlamentare ha fatto richiesta di incontrare un detenuto in genere il direttore del carcere lo fa giustamente incontrare con una serie di altri carcerati responsabili dei più vari reati).

Insomma, Donzelli e Delmastro al massimo avrebbero dovuto essere perseguiti perché inconsapevoli di aver trattato del materiale sensibile: infatti con grande buonsenso la procura aveva deciso di chiudere la vicenda, ma è stata smentita proprio dal GUP che in termini procedurali dovrebbe svolgere un ruolo di garanzia. Allora è forte e legittimo il dubbio che la richiesta di impugnazione coatta è una secca provocazione politica non solo contro Delmastro ma specialmente contro il ministro Nordio seche aveva espresso un parere del tutto opposto. Più complessa e’ la vicenda che riguarda la ministra imprenditrice Santanchè. La sua complessità deriva dal fatto che Giorgia Meloni e la delegazione di Fratelli d’Italia per di più in una situazione nella quale gli attacchi di una parte della magistratura già’ erano partiti, avrebbero dovuto pensarci sopra tre volte e poi decidere che non era proprio il caso di mettere Santanchè al governo e per di più in un dicastero dove era evidente e clamoroso il suo conflitto di interessi.

Inoltre un bel pezzo di mondo politico e giornalistico era al corrente dei molteplici guai finanziari vissuti dal vulcanico personaggio, assolutamente imprevedibile sia per i suoi comportamenti sia per i suoi molteplici problemi. Ciò premesso, va anche aggiunto che proprio perché si trova davanti una personalità titolare di problemi finanziari di vario tipo, da più di un anno la procura di Milano sta giocando con la Santanche’ come il gatto fa col topo: visto che va di moda il Manzoni ai può dire che al Senato la “sventurata” ha imperniato tutta la sua arringa sul fatto che non era stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Mettendo in atto un comportamento che come minimo ai può definire beffardo, la procura, prima dell’intervento al Senato ma nello stesso giorno, ha fatto dire a un giornale amico è connesso che questo avviso invece c’era; successivamente la conclusione dell’intervento del Ministro è stata salutata dalla procura con l’annuncio che appunto l’avviso di garanzia c’era. In più proprio per non farsi mancare nulla, a novembre del 2022, sul Corriere della Sera era apparso il preannuncio dell’avviso, però né smentito né confermato successivamente, insomma un voluto pasticcio verificatosi per il modo perverso con cui la procura di Milano ha gestito la vicenda degli avvisi avendo buon gioco per farlo vista la debolezza e la contraddittorietà della condizione di un personaggio politico che pur di andare al Governo era anche andato allo sbaraglio.

In ogni caso un atteggiamento del tutto ostile anche se gestito in modo assai accorto a fronte dell’altrui avventatezza. Ultima questione: non dovremmo essere noi, scrivendo su un giornale così avvertito sul piano giuridico qual è Il Dubbio, a dire che un grande avvocato come Ignazio La Russa, per di più seconda carica dello Stato e coinvolto dall’episodio nella sua abitazione, di fronte alla imputazione di suo figlio per un reato così inquietante e scivoloso qual è’ quello di stupro, prima di parlare avrebbe dovuto farsi cucire le labbra con l’ago e con il filo, anche se si fosse trattato di una pratica assai dolorosa ma ancora più doloroso e grave e’ il danno che La Russa ha fatto innanzitutto a se stesso, poi a suo figlio è in ultima analisi anche al governo, pronunciando parole in libertà che poi ha dovuto rettificare.

Ciò detto, non avendo sottaciuto i risvolti autolesionisti tenuti da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, tuttavia guai a farsi deviare da episodi in sostanza secondaria e folkloristici rispetto alla questione di fondo. Il problema essenziale è costituito dal fatto che in Italia c’è una situazione insostenibile determinata dal fatto che dagli anni Novanta ad oggi c’è stata una conquista esponenziale quasi assoluta del potere politico mediatico giudiziario talora spesso anche economico conquistato da alcune procure connesse ad alcuni giornali e ad alcuni cronisti giudiziari che ha smontato con le riforme delineate dal ministro Nordio in una serie di articoli, libri, interventi. Solo in questo modo l’Italia può ridiventare uno stato di diritto. Altrimenti non ci resta che sperare in sua santità la Cassazione che qualche volta (vedi ultimamente l’ex presidente della Regione Calabria Pittelli, i genitori di Renzi) ci consente di dire che c’è un giudice a Berlino.