E se invece, diversamente da quanto si augura Tiziana Maiolo in queste pagine, Gratteri diventasse davvero il capo della più grande (almeno per numero di sostituti) Procura italiana? Di sicuro Napoli, con i suoi satelliti più o meno devastati, a cominciare da Caivano, tornerebbe epicentro dell’azione penale. Il che potrà essere anche un bene, se però l’immagine di “grande malata” non finirà per offuscare lo slancio cosmopolita e attrattivo che la città partenopea aveva trovato negli ultimi anni.

Ma conseguenze su Napoli a parte, è chiaro che un procuratore come Gratteri, in un ruolo più visibile, acquisterà anche un peso politico. E qui arriva il punto: anche per la sua vocazione a intervenire con toni spicci nel dibattito sulla giustizia – pensiamo solo alle tante uscite contro le norme sulla presunzione d’innocenza, sfidate ancora una volta col nomignolo affibbiato all’operazione di ieri –, Gratteri può essere un protagonista anche politico, sulla scena della giustizia. Lo è già, certo: ma un conto è assumersi la missione di bonificare una terra, la Calabria, spacciata per l’oscuro regno dei più inconfessabili intrecci fra ’ndrangheta e colletti bianchi, altro è presidiare la terza città d’Italia, con la sua inevitabile maggiore proiezione mediatica. E qui Gratteri rischia di finire per essere non malsopportato, ma anzi tenuto in gran conto dal governo e dalla maggioranza politica attuali. Rischia di diventare, virtualmente e se vogliamo anche involontariamente, un ministro della Giustizia ombra. Ci sarebbe andato sul serio a via Arenula, nel 2014, se Giorgio Napolitano non avesse condiviso con Matteo Renzi i timori per uno scontro ingestibile fra il neoministro e il resto della magistratura. Ora è il competitor mediatico perfetto di Carlo Nordio. È chiaro che Gratteri incarna e personifica con più immediatezza l’aspirazione alla legge e all’ordine come principi assoluti, modello di giustizia così caro alla destra.

È vero anche che un’intervista come quella concessa sul Dubbio di oggi da un parlamentare di FdI come Sergio Rastrelli sembra blindare i piani di Nordio, a partire dell’addio all’abuso d’ufficio. Vedremo. Di certo il 13 settembre, giorno in cui il plenum del Csm sceglierà il nuovo procuratore di Napoli, tra i voti pro Gratteri si conteranno pure quelli dei quattro “laici” indicati dal partito della premier. Entusiasti del magistrato calabrese, ansiosi di vederlo con le vesti di giustiziere nella regione del vicerè Vincenzo De Luca. E sì, gli equilibri saranno delicati da gestire, anche per un elegante gentiluomo qual è Carlo Nordio. Ministro e deputato eletto con Fratelli d’Italia che ha davanti la prospettiva di dover duellare a distanza con un ex collega caro alla maggioranza per motivi assai diversi da quelli che hanno spinto Giorgia Meloni a portare lui, Nordio, in Parlamento.