Un bambina viene stuprata da “un amico di famiglia” (lo so, suona strano ma non è così raro), rimane incinta, partorisce (con un taglio cesareo), il figlio viene affidato a un’altra famiglia e la bambina a una comunità. Della gravidanza si è saputo solo quando, alcuni mesi dopo l’abuso sessuale, la bambina ha avuto dolori addominali ed è stata portata in ospedale. Era dicembre 2021 e lei al quarto mese (anche se poi avrebbe partorito a luglio, e qualcosa non torna – quindi era al secondo mese di gravidanza oppure ha partorito prima di luglio?).

Questa è la sintesi di una storia dell’orrore – o almeno di quella storia che si riesce a ricostruire leggendo alcuni articoli al riguardo.

Senza conoscere altri dettagli, e senza conoscere le ragioni per le quali la bambina ha portato avanti la gravidanza, è possibile solo farsi delle domande.

A parte le condizioni del concepimento, per una 11enne una gravidanza è molto rischiosa. Non sappiamo la specifica corporatura di questa bambina (quanto pensa, se è robusta o esile, se è più alta della sua età) ma non è difficile immaginare che i rischi per una adolescente siano maggiori di quelli per una donna adulta. Certo, la gravidanza non è una condizione patologica ma per le più giovani c’è un maggiore pericolo di un parto prematuro (e quindi anche di un possibile danno per il nascituro), di anemia, di preeclamspia e di sofferenza fetale.

Forse è anche il caso di ricordare che la maggior parte delle leggi più restrittive permette di abortire in caso di stupro, verosimilmente perché c’è accordo rispetto alle conseguenze per la donna che si ritrova incinta dopo essere stata stuprata (in questo caso, lo ricordiamo, è una bambina).

Chi ha deciso che avrebbe partorito? È stata considerata la possibilità di interrompere la gravidanza? La bambina ha avuto un qualche ruolo nella decisione, pur considerando tutti i limiti del suo consenso vista la sua età? Le è stato spiegato cosa sarebbe successo dopo il parto?

La legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza è abbastanza illuminata per quanto riguarda le minorenni perché riconosce loro un certo grado di autodeterminazione. La volontà di questa bambina è stata considerata?

L’articolo 12 prevede “l’assenso di chi esercita sulla donna stessa la responsabilitàgenitoriale o la tutela.

Tuttavia, nei primi novanta giorni, quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il consultorio o la struttura socio- sanitaria, o il medico di fiducia, espleta i compiti e le procedure di cui all’articolo 5 e rimette entro sette giorni dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà,delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza” (il corsivo è mio).

Quindi sarebbe importante sapere con esattezza a che mese è stata scoperta la gravidanza. Che ruolo hanno avuto il consultorio, il medico di fiducia e il giudice tutelare? E ce lo hanno avuto – cioè sono stati coinvolti o qualcuno ha dato per scontato che l’unica possibilità era portare avanti la gravidanza?

Qualunque fosse il mese di gravidanza, la parte finale dell’articolo 12 solleva forse la domanda principale.

“Qualora il medico accerti l’urgenza dell’intervento a causa di un grave pericolo per la salute della minore di diciotto anni, indipendentemente dall’assenso di chi esercita la responsabilità genitoriale o la tutela e senza adire il giudice tutelare, certifica l’esistenza delle condizioni che giustificano l’interruzione della gravidanza. Tale certificazione costituisce titolo per ottenere in via d’urgenza l’intervento e, se necessario, il ricovero”.

Se non è un “grave pericolo per la salute” una gravidanza di una 11enne causata da uno stupro, non so cosa potremmo considerare tale. Una bambina stuprata, “costretta” (può averlo voluto lei e la sua volontà sarebbe stata sufficiente? Cosa le è stato spiegato?) a portare avanti una gravidanza e poi sottoposta a un parto cesareo.

Che cosa è successo tra la scoperta e il parto? O che cosa non è successo? È stata una decisione razionale (sebbene sia complicato considerarla razionale) oppure il risultato di uno sciatto rimandare responsabilità e scelte? Quanto c’entra la condanna morale dell’aborto volontario? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo – o quello che possiamo ipotizzare – è che forse si poteva evitare di aggiungere orrore all’orrore.