Caro direttore,

ti scrivo perché ho un dubbio che vorrei condividere con tutti i dubitanti dell’orbe terracqueo, come direbbe Lui. Siamo sicuri che l’omaggio ai fascisti vittime di Acca Larenzia sia una semplice manifestazione d’opinione?

Il dubbio sorge spontaneo perché – a differenza che negli anni trascorsi - stavolta i nostalgici non erano poche decine ma un migliaio, tutti schierati in precisi ranghi, e si muovano tutti in perfetto sincrono, tutti vestiti allo stesso modo e naturalmente in camicia nera, e tutti rigorosamente maschi. Un’ordine, si sarebbe detto, di tipo militare: sembravano più una milizia che rende onori squadristi che non un gruppo di nostalgici, e sarà per questo forse che la Digos ha già proceduto con le prime identificazioni e i primi fermi.

Forse non possiamo prendere l’istantanea della falange nera di Acca Larentia come quella del quindicenne Harry di Windsor che per una festa di Carnevale si travestì da nazista. E non possiamo nemmeno perseguirli fino in fondo - come accade in Germania a chiunque faccia il saluto romano caro ai nazisti - perché la legge Scelba proibisce solo la ricostituzione del partito fascista, e la legge Mancino, nata per volontà del governo Ciampi e dunque in anni in cui ad Acca Larentia ed altrove si ritrovavano al massimo in tre, è solo un blando argine ai crimini d’odio. Tanto che si tentò in tempi recenti, i nostri tempi in cui odio e violenza dilagano, di rafforzarla con la legge del deputato Zan, finita nel cestino proprio grazie alla contrarietà delle destre.

Ma anche non volendo fidarsi di Giacomo Matteotti e di Sandro Pertini, che il fascismo lo conoscevano bene e affermavano che esso non è un’opinione ma un crimine, non sarà arduo brandire Togliatti a sua difesa? L’ho letto ieri mattina sulla Stampa, a firma di Mattia Feltri che fa propria una citazione (su Radio3) “dell’eccellente Fabio Martini che ricorda come fu Palmiro Togliatti a battersi in Assemblea Costituente perché la Carta si limitasse a vietare la ricostruzione del Partito Fascista e non arrivasse a istituire reati d’opinione”.

Ecco, anche chi come Matteotti e Pertini (che fu un Costituente anche lui) non avesse dubbi sul fatto che il fascismo non sia un’opinione, di certo non può considerare Togliatti “un politico in cui non erano rari gli slanci liberalisti, nonostante fosse stalinista” (cito sempre dalla Stampa). Il Migliore non era certo il migliore degli ossimori italiani, ed era tale perché – detto in breve - piegava machiavellicamente (vedi il “partito giraffa”) le decisioni politiche ai tempi.

Il Togliatti della Costituente sapeva che di lì a poco il Togliatti primo Ministro di Giustizia repubblicano avrebbe dovuto proporre e varare l’amnistia per i fascisti: lo sapeva perché era già da tempo in corso un vivace (diciamo) dibattito con le altre componenti della Resistenza, a cominciare dal Partito d’Azione, sul destino del nemico combattuto armi in pugno. E l’argomento togliattiano in favore dell’amnistia fu inoppugnabile: senza la burocrazia di Stato che era stata tutta in camicia nera, la neonata Repubblica non avrebbe potuto muovere un passo

. Altro che difensore del diritto d’opinione: alla Costituente Togliatti si batté come un leone per evitare la nascita della Corte Costituzionale -che infatti diventerà operativa solo a partire dal 1956- perché intendeva evitare che si potesse sindacare sulle leggi del Parlamento. Ma certo quando si esprime la Consulta, non sono opinioni. Lo erano invece quelle di Elio Vittorini, e si sa come andò a finire quando si trovò a pensarla diversamente da Togliatti.