Come dicono a Roma, famo a capisse. In origine fu Antonio Panzeri. Il lobbista ex parlamentare europeo, prima dem di area laburista poi passato ad Articolo 1, che subito venne immortalato come il grande collettore di imprecisate mazzette erogate un tanto a borsone. Origine: Qatar e forse Marocco. A lui si unisce una coppia formata dalla ormai ex vicepresidente del Parlamento di Strasburgo Eva Kaili e dal suo compagno Francesco Giorgi, il quale però è nient’altro che l’assistente di Panzeri.

Si disse: è l’inizio di una valanga. Anzi di più: fonti autorevoli e spettabilissime del Pd confidarono al Dubbio che per loro sarebbe stata come Mani pulite: un’ecatombe. È passato un mese abbondante: l’iniziale palla di neve non si è ancora fatta valanga. Da ieri, Panzeri è formalmente pentito: in cambio − cosi prevede il diritto penale belga − starà in galera o col braccialetto elettronico solo un anno anziché 5. Tra l’altro, a Bruxelles hanno battezzato la legge su questo generosissimo meccanismo premiale con la parola “pentiti” in omaggio all’Italia, che fa largo uso della categoria.

Ciò detto, in che consiste il pentimento di Panzeri? Nella valanga? Nel fiume di nomi che al Nazareno attendono come il giorno dell’apocalisse? Nell’esercito di correi che i penitenti democrat danno per scontato dover vedere presto rotolare come le teste ghigliottinate nella Révolution? Macché: i soliti due nomi di complemento che i quotidiani spiattellarono già il primo giorno: uno è l’eurodeputato belga socialista (e interista come Panzeri) Marc Tarabella, l’altro è il parlamentare del Pd a Strasburgo Andrea Cozzolino. Le prove schiaccianti fornite da Panzeri ai pm belgi in cambio dei quattro anni di sconto? Consistono in questo: «Non ho certezza di borsate zeppe di banconote consegnate a Cozzolino, ma era lui il presidente della delegazione Maghreb e qualcosa avrà combinato».

Ammazza. Roba forte. Ah, poi sempre l’ex europarlamentare passato al lobbismo fa un altro nome imprevedibile: la propria commercialista milanese, subito arrestata. Così so’ boni tutti, dicono sempre a Roma.