PHOTO
Associated Press/LaPresse
Il diritto internazionale è morto. È morto tra le macerie di Teheran, tra i corpi martoriati di Gaza e tra i crateri di Kiev. È morto al suono delle sirene notturne che avvisano Tel Aviv dell’arrivo dei missili degli Ayatollah; e, prima ancora, era morto nelle distese del deserto del Negev dove gli uomini di Hamas hanno inseguito, violentato e ucciso ragazze e ragazzi ebrei, come nel più classico e orrendo dei pogrom.
Le date di morte del diritto internazionale, dunque, sono almeno tre: il 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia neoimperiale di Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, abolendo con i carri armati il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Poi il 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas – una teocrazia armata travestita da esercito di liberazione – ha organizzato il massacro nella Woodstock israeliana. Ed è morto definitivamente 24 ore dopo: l’8 ottobre, giorno in cui Netanyahu ha ordinato l’occupazione e il massacro della popolazione di Gaza.
Così arriviamo alle bombe su Teheran e su Tel Aviv, dove il cerchio della violenza cieca si chiude su se stesso con oscena ostinazione. E nessuno si senta escluso dalle responsabilità. Nessuno provi a dichiararsi innocente. Siamo tutti coinvolti e l’innocenza è sotto le macerie, vinta dall’arbitrio e dal pensiero binario e manicheo che ha colonizzato i talk-show - e persino i fogli un tempo frequentabili - che ama dividere tra bene e male, tra buoni e cattivi. Perché, con il diritto internazionale, è morta anche l’ultima forma nobile del pensiero: quella che distingue, che sfuma, che rinuncia all’applauso facile.
Opinione pubblica e commentatori – tutti in fila per la semplificazione – hanno deposto la bandiera del pensiero articolato preferendo il comfort farlocco dei teoremi. Da un lato la ragione, dall’altro il torto: che poi è il modo migliore per non capire nulla, per restare a guardare l’incendio e chiedersi chi abbia acceso il fiammifero. E, a occhio e croce, non sembra una buona idea. Non adesso, non mentre il mondo sta bruciando.