Non tutti, ma molti italiani, non vogliono accogliere gli emigranti, ma nessuno accetta che i naufraghi non siano salvati. Questo è il vero problema politico! Ecco perché nessuno del Governo ha accompagnato il Presidente della Repubblica allorché ha reso solitario omaggio alle tante bare, tra cui molte piccole e bianche, raccolte a Crotone. Ecco perché la Presidente del Governo, pur tenendo a Cutro un consiglio dei ministri per recuperare consenso, è rimasta attonita e visibilmente disorientata rispetto alla più ovvia e coraggiosa domanda: «Perché non si reca alla vicinissima Crotone per testimoniare ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime il dolore degli Italiani tutti?».

Ecco perché la conferenza stampa si è rivelata un disastro comunicativo, incentrata essendo sull’inaudito rimprovero rivolto ai giornalisti per i titoli di alcune testate giornalistiche (“strage di stato”) e soprattutto sulla domanda che la Presidente del Governo ritiene vieppiù salvifica: davvero qualcuno ritiene – osa ritenere! - che il Governo abbia deciso di fare morire i naufraghi? Quesito che sarebbe veramente dirimente se non fosse tanto suggestivo e intimidatorio (il destinatario della domanda ha giustificabile timore reverenziale a indicare vis à vis nel proprio interlocutore e nel proprio Governo il colpevole di un supposto gravissimo reato), quanto – e soprattutto - giuridicamente errato. Ben vero l’elemento soggettivo dei reati può essere, secondo i casi, la colpa, la colpa con previsione dell’evento ( art. 61, 1° n. 3 c. p.), il dolo eventuale o indiretto o tout court il dolo diretto; e spetta non ai giornalisti o al Governo, ma all’autorità giudiziaria eventualmente accertarlo in sede propria.

Resta dunque centrale il problema politico sottolineato in apertura. É già oggettivamente difficile soccorrere naufraghi, ma è forse ancora più arduo per chi non abbia un minimo empatia per gli emigranti. Le giustificazioni addotte dal Governo, ribadite espressamente a Cutro dal Ministro dell’interno e a Palazzo Chigi dal Capo del Governo, addossano la responsabilità dell’ecatombe ora agli emigranti («non devono partire» e «non dovevano partire»), ora agli scafisti e ai trafficanti, per i quali ora si vuole introdurre una pena severissima.

Ma queste giustificazioni si infrangono con i fatti, che hanno... la testa dura. Gli emigranti erano partiti, costretti dalle guerre e dalla degradante abiezione in cui versavano, È un fatto irrefutabile che dalla Turchia, al pari di tanti altri, i fuggitivi (uomini, donne e minori anche non accompagnati) s’imbarcarono su mezzi di fortuna, perché preferivano rischiare la vita piuttosto che restarvi. Si affidarono a prezzolati trafficanti di uomini, sapendo che li avrebbero abbandonati in mare aperto per non farsi arrestare. Confidarono sia nell’intervento umanitario, pur sapendo quanto fosse velleitaria la loro speranza, sia nella tutela dei diritti fondamentali proclamati dagli europei.

Sono stati mossi dalla forza della disperazione, mettendo così alla prova (soltanto sulla propria pelle) l’effettività delle conquiste sociali e giuridiche proclamate dalla civilissima Europa, nel mare stesso in cui essa si è formata: tale, da più di un decennio, la sbalorditiva ‘ novità’ rispetto alle invasioni barbariche. Con il fenomeno migratorio la Storia presenta il conto di tante iniquità, di tante sofferenze, di tante guerre. A volere tacere di precedenti allarmi, la loro malconcia imbarcazione lignea è stata avvistata dall’aereo Frontex, che ha rilevato per tempo, e comunicato a tutte le autorità competenti, la presenza di calore in stiva, indubbiamente emanato dai oltre 200 fuggitivi ivi stipati da giorni. E proprio così la foto è stata correttamente interpretata dalle Autorità competenti, che hanno perciò subito disposto un’operazione di polizia. La Guardia di finanza si è attivata una prima volta e poi una seconda volta, con un’imbarcazione più adeguata all’altezza delle onde e alla forza del vento. Ma non è riuscita a raggiungere l’obiettivo ed è rientrata sconfitta a terra, dandone avviso alla Guardia Costiera. È così che si è verificato l’immane naufragio. Sono inevitabili le domanda: accertato che nell’inaffidabile imbarcazione erano stipati numerosi migranti, sicché era stata prontamente avviata un’operazione di polizia, perché essa non fu portata a compimento, soprattutto con l’intervento della Guardia Costiera, dotata di competenze e di mezzi capaci di affrontare condizioni metereologiche anche più severe? Non ha riferito proprio il Ministro Piantedosi che le operazioni di polizia e di salvataggio sono coordinate e interdipendenti, avendo come comune obiettivo prioritario la salvezza dei naufraghi? Perché attendere l’allarme telefonico degli emigranti, se – come è noto – gli scafisti impediscono ai fuggitivi l’uso del telefono? E perché lo stesso ministro fa risalire a pochi muniti dopo le ore 3,55 - allorché sull'utenza 112 (emergenza dei Carabinieri) giunse una generica richiesta di soccorso telefonica! – “il momento preciso in cui per la prima volta si concretizza l'esigenza di soccorso per le autorità italiane”, sebbene ben prima, sulla scia dell’allarme Frontex ( ore 23,03), si fosse attivata due volte la Guardia di Finanza? Nessuno si degna di rispondere. Mare nostrum è diventato così Mare monstrum. In definitiva è rimasto conclamato l’insuccesso della stessa operazione di polizia. Infatti, a volere seguire le indicazioni offerte in Parlamento dal Ministro dell’interno e ribadite a Cutro, almeno tre scafisti sono riusciti a mettersi in salvo, «su un gommone di piccole dimensioni». E d’altronde per poterli punire anche gli esecrabili scafisti debbono essere salvati dal mare. Questo insuccesso sul piano repressivo non sarà neppure una buona lettera di presentazione quando andremo a invocare l’aiuto dell’Unione Europea.

Nessuno di noi può affermare che, se si fosse attivata la Guardia Costiera, di sicuro gli emigranti sarebbero stati salvati; e comunque quest’accertamento spetta all’autorità giudiziaria. Ma almeno il Governo avrebbe potuto presenziare a testa alta alle esequie, in uno al Presidente della Repubblica. Invece a Crotone quel giorno i cuori degli Italiani battevano all’unisono nel dolore e nella pietà, ma il Governo non c’era.