Sulla strage di Ustica ci sono stati generali, politici e pubblici ufficiali che sono venuti meno al giuramento sulla Costituzione. Non si tratta di un fatto eccezionale: dalla morte del bandito Giuliano ai giorni nostri, gran parte della vicende drammatiche delle storia nazionale sono coperte da una inquietante coltre di nebbia.

In questi giorni mi è capitato di riflettere sull'uccisione di Rocco Gatto avvenuta il 12 marzo del 1977 a Gioiosa Jonica. Era un mugnaio iscritto al PCI. Medaglia d'oro al valore civile. Aveva pubblicamente accusato i clan durante un servizio televisivo, in prima serata, condotto da Joe Marrazzo. Successivamente ha ' firmato' la sua condanna a morte quando, in seguito all'uccisione del più importante boss di Gioiosa Jonica, fece i nomi degli uomini armati che tentarono di imporre il lutto cittadino. Rocco venne bollato dai mafiosi come ' mpamu', ( infame ) e come tale è stato ' processato' e condannato a morte. Si sarebbe potuto salvare?

Forse. A distanza di tanti anni non riesco proprio a capire il perché, nella ' repubblica degli omissis', le forze dell'ordine abbiano scritto nel rapporto inviato in Procura di Locri, il nome di Rocco Gatto come l'uomo che aveva fornito loro i nomi dei mafiosi armati che cercavano di imporre il rinvio del mercato settimanale e la chiusura dei negozi. Era proprio necessario scrivere quel nome sul rapporto? No, ma non è tutto. Qualche tempo dopo Gatto venne chiamato a confermare i nomi dei mafiosi dinanzi al magistrato. Li conferma tutti, uno per uno. Eppure nessuno, ma proprio nessuno, in una Regione dove le scorte sono state e sono tante e non sempre e non tutte necessarie, ha pensato che, da quel momento, la vita del mugnaio comunista era legato ad un sottilissimo filo. Filo che si è spezzato la mattina in cui è stato ucciso, i killer hanno trovato Rocco Gatto terribilmente solo. Non ci sono dubbi, anche se ufficialmente restano anonimi sicari e mandanti, che Rocco sia stato ucciso dalla ndrangheta. Ciò è stato possibile perché lo ' Stato' lo ha lasciato ai sicari e non lo ha tutelato neanche mandando in sua difesa un ragazzo con la fionda. Eppure, nonostante siano stati scritti migliaia di libri seriali sulla ndrangheta, nessuno si è interessato a far luce su questo aspetto della tragedia. Per quale ragione le ' autorità' si sono comportati in maniera così superficiale sconfinando nel cinismo?

Proviamo a fare qualche ipotesi : Rocco Gatto era un nemico irriducibile della ndrangheta ma era un lavoratore e per giunta un comunista. Credeva nella lotta popolare per trasformare la società nel senso indicato dalla Costituzione. Era un ' irregolare', un combattente per la legalità costituzionale e per questo considerato , un ' intruso', un estraneo da coloro che intendevano gestire la lotta alla ndrangheta come uno scontro tra sceriffi e fuorilegge. Spesso i primi solo finti, i secondi drammaticamente reali. Era un modo per espellere dal campo l'antimafia sociale a favore della mera repressione quando non della complicità. La questione non riguarda il passato ma soprattutto l'oggi anche perché dei tanti ' Rocco Gatto' si va perdendo finanche il ricordo.

Negli ultimi mesi, sono ' scesi' in Calabria due ministri, ovviamente solo. e rigorosamente in missione ' antimafia'. Quello della difesa ha ricordato ( e giustamente) il brigadiere Carmine Tripodi a San Luca. Senza la presenza del sindaco e dei cittadini del paese. Non invitati e non graditi. Portatori di colpa per nascita. Quello dell'interno è andato in un piccolo paese, Africo, ad inaugurare una caserma. I cittadini erano assenti. Il pochi bambini che sventolavano le bandierine, erano stati portati dai paesi vicini.

Eppure, come ci ha ricordato in quei giorni l'anarchico Rocco Palamara, anche ad Africo, ancor prima che venisse ucciso Rocco Gatto, giovani anarchici hanno sfidato la mafia ( protetta dallo ' Stato') perdendo la vita. C'è un filo rosso che collega la mancata tutela di Rocco Gatto alla rimozione di oggi. Rocco Gatto, medaglia d'oro al valor civile, è ingombrante, oggi più ancora dal momento della sua morte. S'è testardamente voluta l'antimafia senza popolo, ridotta ad una delle tante ottuse campagne repressive che molto più che la ndrangheta massacra la Costituzione e, spesso, i cittadini inermi. Sconfitto, e senza speranza, è il popolo calabrese. Rimossa la questione meridionale declinata solo come questione criminale.

Ed è proprio per questo che ho raccontato la storia di Rocco Gatto senza contestualizzarla in una cornice da Mulino Bianco. Non solo per ricordare ma per ripartire dal punto in cui Rocco Gatto, e molti altri prima e dopo di Lui, ha lasciato....