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Dal primo aprile, ciascuno dei quattro milioni di consumatori tedeschi che abbia compiuto diciotto anni potrà uscire di casa con 25 grammi di marijuana in tasca o in borsetta. E in casa potrà tenere tre piantine o 50 grammi della sostanza.
La legalizzazione, voluta dal governo di Olaf Scholz che l’aveva promesso in campagna elettorale, e osteggiata dall’Unione democristiana Cdu/Csu, è stata presentata come deterrente al commercio illegale e ai narcotrafficanti della criminalità organizzata. Più che come norma antiproibizionistica, la legge è stata discussa al Bundestag come sbocco naturale di una realtà già consolidata. Prima di tutto perché rende “normali” comportamenti già esistenti e molto diffusi, non solo tra i giovani.
Da tempo il consumo di cannabis è stato sdoganato anche nei libri e nei film, e non desta più scandalo nella maggior parte delle persone. Inoltre l’importante, come hanno da sempre spiegato i movimenti antiproibizionistici, con il sostegno di medici e psichiatri, è la corretta informazione scientifica su ogni sostanza psicotropa, legale o no. Perché, se per droghe si intendono “le sostanze, naturali o artificiali, che provocano una modificazione della psiche”, bisogna tener conto anche di quelle legali. E del fatto che la capacità di indurre dipendenza è assente nella cannabis ma presente negli alcoolici e nei tranquillanti. Così come la mortalità per tabacco è cento volte superiore a quella per qualunque atro tipo di droga.
Lo ha spiegato in aula il ministro della sanità, il socialdemocratico Karl Lauterbach, precisando che potrà essere acquistata legalmente solo marijuana che contenga una percentuale massima del 30-40% di Thc, il principio attivo della sostanza. E non nascondendo il fatto che “il consumo prolungato nel tempo di marijuana con un’alta percentuale di Thc può causare psicosi e depressioni, ma la marijuana con la giusta percentuale di Thc ha effetti calmanti e viene utilizzata in alcune patologie gravi per lenire il dolore”.
Il problema della giusta informazione sulle conseguenze che può determinare l’assunzione di determinate sostanze, è quello che divide da sempre nel mondo dominato dal proibizionismo i movimenti radicali e liberali da tutti gli altri. Il punto centrale, argomento usato nella discussione al Bundestag anche in questa occasione dai partiti democristiani, è l’illusoria teoria della “droga di passaggio”. Chi consuma cannabis, si dice, prima o poi passerà ad altro, alle cosiddette “droghe pesanti” come la cocaina. Il che non è in nessun modo provato, tranne per la coincidenza, nei paesi a regime proibizionistico, della persona che vende gli stessi prodotti, lo spacciatore.
Il “passaggio” può avvenire anche dall’abuso di alcool, su cui sarebbe bene accendere un faro di attenzione, soprattutto per quel che riguarda oggi i comportamenti dei più giovani. Ma il “passaggio” può anche non esserci, dal momento che l’assunzione di sostanze psicotrope è un fenomeno sociale che attiene ai comportamenti dei singoli. E può essere determinata dalle motivazioni più disparate. Ma che è comunque ineliminabile.
Come abbiamo sentito nella discussione dei giorni scorsi in Germania, dove i consumi sono aumentati nonostante le proibizioni. E dove pare che negli ultimi tempi nel mercato nero siano stati messi in circolazione prodotti con principi attivi non controllati, oltre ad additivi tossici. Una realtà rischiosa che fu denunciata, fin dal 1990, dalla “Risoluzione di Francoforte”, un appello di quattro municipalità europee, Francoforte sul Meno, Zurigo, Amburgo e Amsterdam, che sollecitava una svolta rispetto alla politica del proibizionismo sempre più inutile e dannoso, visto l’aumento del traffico illegale di sostanze.
Anche per tentare di allontanare soprattutto i giovani dal mondo dell’illegalità, la legge sulla legalizzazione in Germania prevede che a partire dal prossimo primo luglio in alcune città saranno indicati i luoghi, “club, vie, piazze” dove si potrà consumare cannabis. Che dovranno comunque trovarsi a più di centro metri di distanza dalle scuole e dai centri sportivi. Un piccolo passo di legalizzazione parziale, anche con qualche spunto educativo, che sarebbe opportuno poter diffondere e imitare.