«Quindi, se fornisci informazioni preziose in modo professionale, hai un futuro, e un futuro in effetti prospero, nel settore dei giornali... Che è in definitiva l’unico modo per preservare l’indipendenza dei giornali».

Con queste parole, tratte dalla relazione annuale Exor del 2016, John Elkann comunicava ai Soci l'avvenuta creazione del Gruppo Gedi con il raggruppamento di Stampa e Espresso/Repubblica, Gruppo che sarà poi acquistato nel 2019. A distanza di 10 anni il minimo che si possa dire è che le speranze di allora non si siano realizzate. Gedi, infatti, ha continuato ad accumulare perdite, anno dopo anno, e il suo valore è costantemente diminuito. Se non si parte da qui, dai negativi risultati economici, ogni discorso riguardante la vendita prospettata ad un gruppo greco, risulta monco.

Nel 2016 il quadro dell'editoria era già delineato, con tutti i suoi aspetti critici. Nella stessa relazione Elkann sottolineava come la diffusione dei giornali nelle famiglie si riducesse di anno in anno e come la raccolta pubblicitaria della stampa USA, che aveva toccato il massimo intorno al 2000, aveva iniziato a declinare rapidamente ed era stata sorpassata dal mondo digitale: prima da Google, e poi dalla sola Facebook che da sola, già 10 anni fa, realizzava più introiti pubblicitari di tutta la carta stampa. L’operazione Gedi non fu quindi fatta al buio, in un mondo arcaico di piombo e antiche linotype, ma nel mondo di oggi, con vendite in declino costante e un mondo digitale ormai affermato.

Perché allora?

Una spiegazione politicista, che ha molti assertori, fa dipendere il tutto dall’intenzione di Elkann di dismettere la sua presenza in Italia e di volersi garantire una copertura adeguata. Anzi, inadeguata: si voleva, in altri termini, che la dismissione delle attività italiane avvenisse nel silenzio di quotidiani amici e riferimento di quel mondo (la sinistra e i sindacati) che tradizionalmente avrebbe dovuto protestare e opporsi. Non si può escludere, ma rimane il dato di fondo: Gedi perdeva milioni negli anni nei quali, per esempio, la rivale RCS (gruppo Cairo, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) garantiva margini e utili.

Nel 2016 Elkann motivava la sua scelta con due considerazioni, una economica, e l’altra, diremmo, affettiva.

La prima è racchiusa nella frase che si è riportato all'inizio: in un mondo nel quale la carta stampa perde posizioni, si riteneva di potersi salvare solo con un'informazione di qualità in un gruppo di dimensioni critiche che potesse, con economie di scala, diminuire i costi. Quindi concentrazione di testate storiche (Repubblica, Stampa e Secolo XIX, già precedentemente entrato in orbita Stampa) in un unico gruppo e innalzamento qualitativo sulla falsariga dell’autorevole Economist, anche lui della famiglia Exor. La ragione affettiva era rappresentata dalla memoria di Carlo Caracciolo, cofondatore di Repubblica e fratello di Marella Agnelli, la moglie di Gianni, e che, a sentir John Elkann, aveva sempre desiderato il matrimonio tra Stampa e Repubblica.

La scommessa non è riuscita. Il gruppo Gedi in questi anni è sopravvissuto solo grazie a robusti sostegni da parte del Gruppo, non è stato in grado di camminare sulle proprie gambe. Ha risentito della crisi dell’editoria, ma come si è visto con RCS, ne ha risentito più di altri. È possibile, secondo la spiegazione politicista, che la vendita avvenga ora, a dismissione avvenuta della presenza in Italia e, quindi e in un certo senso, a missione compiuta: i giornali, quindi, non sarebbero più necessari per coprire una fuga già perpetrata. Ma sarebbe una visione almeno parziale: Elkann è innanzitutto uomo d’affari, segue il profitto. Forse solo la Juventus, per mille motivi familiari, giustifica una continua fuoriuscita di capitali praticamente a fondo perduto, ma evidentemente non la carta stampata. Se il gruppo Gedi avesse garantito margini e utili, assai probabilmente non sarebbe mai stato in vendita, ma le continue perdite alla fine hanno prevalso su ogni altra motivazione, compresa la memoria del prozio Caracciolo evocata nel 2016 per spiegare la nascita di Gedi. La prima ragione della vendita è la scommessa perduta: Gedi non ha avuto un futuro economicamente prospero, nonostante gli auspici di 10 anni fa.