IL CREMLINO RIMUOVE IL GENERALE ALEXANDER DVORNIKOV

Dopo cento giorni di guerra tra Ucraina e Russia, non ci sono segnali che il conflitto possa avere un qualche tipo di svolta, sia dal punto di vista militare e che diplomatico. In ogni caso ambedue i contendenti hanno tracciato una sorta di bilancio parallelo ed estremamente diverso.

La versione russa è stata affidata come sempre al portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha parlato del raggiungimento di ' alcuni risultati nella sua ( della Russia ndr.) operazione militare speciale in Ucraina. Un buon numero di località sono state liberate dalle forze armate ucraine filo- naziste, ha continuato Peskov, e la gente può iniziare a riportare la propria vita alla normalità. Questi sforzi continueranno fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell'operazione militare speciale'.

Ottimismo seppure abbastanza moderato mentre nella regione di Lugansk continua la battaglia per l'importante nodo strategico di Severodonetsk ormai teatro di furiosi scontri. A sporcare il quadretto la rimozione da parte di Putin di un altro generale: si tratta di Alexander Dvornikov e fino a ieri guidava le truppe in Ucraina.

Di segno completamente opposto le parole di Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha voluto dare una sferzata di ottimismo dichiarando perentoriamente: ' La vittoria sarà nostra'. Secondo i vertici ucraini infatti l'esercito respingerà l'invasione russa anche se viene candidamente ammesso che le truppe di Mosca controllano ormai il 2o% del territorio. E che la guerra, con questi dati, si conferma di lunga durata, e stato sottolineato anche da Amin Awad, coordinatore delle crisi delle Nazioni Unite per l'Ucraina: ' Questa guerra non ha e non avrà vincitori. Piuttosto, abbiamo assistito per oltre tre mesi a ciò che è andato perduto: vite, case, posti di lavoro e prospettive. Abbiamo bisogno di pace. La guerra deve finire ora'. Una realtà ammessa ieri, anche se con accenti diversi, anche dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che ha avvertito le nazioni dell'Alleanza atlantica a prepararsi per il lungo periodo.

Un fattore che incide nel prolungamento del conflitto e sicuramente l'invio dei nuovi armamenti inglesi e americani all'Ucraina. Si tratta dei missili a media gittata, in particolare il lanciarazzi Himars, capaci di raggiungere anche il territorio russo. L'Ucraina giura che non e questa l'intenzione e che si tratta di dispositivi esclusivamente usati per scopo difensivo. Secondo Volodymir Zelensky: ' I nostri partner sanno dove vengono utilizzate le loro armi. Qualsiasi affermazione secondo la quale vi è l'intenzione di usarle per attaccare la Russia è frutto di una operazione psicologica dei servizi speciali russi'.

Quello che è certo, è sicuramente il potere distruttivo dei due eserciti del quale ne fanno le spese soprattutto i civili e le strutture mediche.

Ieri l'Organizzazione mondiale della sanità ha infatti stilato un bilancio secondo cui il sistema sanitario ucraino ha subito fino ad ora 269 attacchi verificati a strutture e servizi per la salute, durante i quali sono rimaste uccise almeno 76 persone e 59 ferite. Per l'organizzazione mondiale della sanita ' Questi attacchi non sono giustificabili, non vanno mai bene e vanno indagati. Nessun operatore sanitario dovrebbe dover fornire assistenza sul filo del rasoio, ma questo è ciò che stanno facendo infermieri, medici, autisti di ambulanze e squadre mediche in Ucraina'.

Niente di nuovo anche dal punto di vista di possibili trattative di pace.

Nei giorni scorsi si erano diffuse notizie circa un possibile incontro tra Putin e Zelensky grazie alla mediazione turca.

Eventualità smentita fin dall'immediato e sulla quale è tornata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: ' Sinceramente, non vedo alcun senso nel discutere di questa questione, neanche in teoria... ' Ora, semplicemente non mi metterei a fare dei ragionamenti senza disporre di fatti'.