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Si moltiplicano, sfruttando anche le possibilità offerte dalla Rete, le associazioni di cittadini dedicate alle vittime degli errori giudiziari, un segno evidente che il problema esiste e merita di essere affrontato in maniera organica.
Una delle più note è l’Aivm, associazione italiana vittime di malagiustizia, nata per volere di un commercialista milanese, Mario Caizzone, rimasto impigliato per oltre 20 anni in un gorgo giudiziario dai tratti surreali, prima che fosse riconosciuto innocente: denuncia un tentativo di concussione da parte della Guardia di Finanza in una verifica fiscale e viene arrestato dai suoi accusati.
L’Aivm, che ha anche uno sportello di ascolto a Milano, è una associazione senza fini di lucro che si propone lo scopo, come si legge nello statuto, di «dare assistenza e sostegno morale nelle azioni giurisdizionali rivolte ad ottenere la riabilitazione morale e giudiziale» e di «promuovere la partecipazione popolare, l’impegno civile e sociale dei cittadini democratici, senza distinzione di partito».
In questa attività, Caizzone si avvale della collaborazione volontaria di oltre una ventina di ragazzi, fra cui diversi studenti di giurisprudenza o praticanti avvocati che in tal modo svolgono anche uno stage curriculare.
Nata solo due anni fa, l’Aivm si è occupata fino ad oggi di oltre 3000 casi di malagiustizia. Come afferma lo stesso Caizzone, «la maggior parte di chi si rivolge a noi spesso non ha le possibilità economiche per garantirsi una difesa. Molti sono disperati che hanno perso tutto e che non hanno neppure le minime conoscenze tecnico- giuridiche per districarsi in un meccanismo complicato come è il processo, civile o penale che sia». «Basta un avviso di garanzia - prosegue Caizzone - e perdi tutto: dignità, amici, attività, conto in banca. Noi diamo soprattutto un appoggio morale a chi non ha più nulla e vuole riavere la propria dignità». Caizzone, poi, fa anche un’altra - amara - riflessione. E cioè se un cittadino ha subito un errore giudiziario o è vittima di una persecuzione giudiziaria, non esistono strumenti efficaci che gli permettano di reagire in maniera adeguata per far sentire le proprie ragioni. «Qualche anno addietro - ricorda Caizzone - mandammo come Aivm un questionario ai parlamentari affinché indicassero a chi bisognava rivolgersi per segnalare una ingiustizia patita, in particolar modo se il responsabile di questa ingiustizia fosse un magistrato. Le risposte, e non è uno scherzo, furono 1) Il Padre Eterno, 2) Papa Francesco 3) Il Presidente della Repubblica, 4) Il Consiglio Superiore della Magistratura, 5) I Consigli giudiziari”. «Io - dice ancora Caizzone non sono contro i magistrati. Nella mia ultraventennale vicenda penale, infatti, ho anche rinunciato alla prescrizione proprio perchè volevo essere giudicato nel merito» .