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Prestipino
Il Consiglio superiore della magistratura non decide sul procuratore di Roma. In compenso, però, decide sugli aggiunti. In attesa di pronunciarsi sull’istanza del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, che ha notificato all’inizio del mese la sentenza del Consiglio di Stato che accoglieva il suo ricorso, annullando la nomina di Michele Prestipino, Palazzo dei Marescialli procede senza indugio nel coprire tutti i posti al momento vacanti di procuratore aggiunto nella Capitale.
L’ultimo posto da coprire era quello lasciato libero a marzo dello scorso anno, prima di essere nominato procuratore, proprio da Prestipino. La Commissione incarichi direttivi si è divisa equamente fra Sergio Colaiocco e Nicola Maiorano, entrambi pm a Roma. Il voto finale in Plenum prima della pausa estiva. Per Maiorano si tratta del secondo tentativo: il magistrato aveva tentato in passato di diventare aggiunto ma il Csm gli avevo preferito Ilaria Calò. Maiorano non si era perso d’animo ed aveva impugnato, come ultimamente capita spesso, la nomina della collega al Tar. Il giudice amministrativo gli aveva quindi dato ragione, evidenziando i suoi maggiori titoli posseduti. Anche il Csm non si era perso d’animo ed aveva deciso di resistere presentando appello al Consiglio di Stato.
Fra le decisioni di ieri del Csm si segnala l’archiviazione della pratica per incompatibilità ambientale aperta nei confronti di Catello Maresca. Il sostituto pg di Napoli, come si ricorderà, era stato incerto fino all’ultimo se accettare o meno la candidatura a sindaco del capoluogo campano. Dopo un tira e molla di settimane era arrivato il definitivo via libera alle richieste dei partiti di centro destra. Maresca aveva allora presentato domanda di aspettativa per svolgere la campagna elettorale che ha eliminato in radice possibili conflitti di interessi. Presa d’atto del Csm, poi, della pronuncia del Tribunale di Roma che ha respinto il ricorso di Piercamillo Davigo contro la decadenza per raggiunti limiti di età votata lo scorso anno dal Csm. Davigo, assistito dal professor Massimo Luciani, recentemente incaricato dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia della riforma del Csm, aveva inizialmente presentato ricorso al Tar ma il giudice amministrativo si era dichiarato incompetente.
Sul fronte Eni- Nigeria, infine, il Csm ha deciso di ascoltare il procuratore generale di Milano Francesca Nanni. Il pg del capoluogo lombardo aveva manifestato l’intenzione di procedere con “l’avocazione” del fascicolo sul falso complotto ai danni del colosso petrolifero. In quel fascicolo erano anche finiti i verbali dell’avvocato Piero Amara sulla loggia Ungheria. L’avvocato siciliano, attualmente in carcere a Potenza, alla fine del 2019 era stato ascoltato diverse volte dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal pm Paolo Storari. Storari, vista “l’inerzia” dei capi nello svolgere accertamenti sulle dichiarazioni di Amara, aveva deciso di consegnare i verbali a Davigo. Un passaggio di carte che gli è costato nelle scorse settimane l’iscrizione nel registro degli indagati a Brescia per rivelazione del segreto d’ufficio. Nanni, verosimilmente, risponderà su quanto accaduto in questo fascicolo che, da quanto si è potuto apprendere, risulterebbe essere stato aperto nel lontano 2017. A Brescia sono già indagati anche Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, i magistrati che hanno sostenuto l'accusa nel processo Eni- Nigeria. Per loro l'accusa è di aver nascosto atti alle difese degli imputati.