Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia penitenziaria, inizierà da oggi, 2 aprile, un tour in alcune carceri e uno sciopero della fame a oltranza: oggi a Napoli Poggioreale, domani a Bologna, giovedì a Padova, venerdì a Milano, sabato a Firenze, «per riaccendere i riflettori sulla sempre più grave emergenza che ha due facce della stessa medaglia: i suicidi dei detenuti (28 dall'inizio dell'anno, con una media di 1 ogni 3 giorni) e le aggressioni agli agenti (1.800 circa nel 2023, circa 40 a settimana in questi primi tre mesi del 2024)».

Il tour continuerà in tutte le regioni d'Italia e terminerà davanti alla Presidenza della Repubblica. «La priorità – spiega Di Giacomo – è inchiodare lo Stato alle sue responsabilità che riguardano l'incapacità di tutelare la vita delle persone che ha in custodia e quella dei suoi dipendenti. Di fronte a questa situazione nel recente incontro al ministero con i sindacati abbiamo toccato con mano quanto la politica sia lontana dalle nostre problematiche. Ci è stato proposto di spostare di due anni il pensionamento e di ridurre il periodo di formazione dei giovani agenti solo per guadagnare tempo rispetto alla vera necessità di nuove assunzioni per incrementare gli organici carenti in tutti gli istituti».

«Inoltre, il ministro Nordio - ricorda il segretario del Sindacato di Polizia penitenziaria - rispondendo alla Camera ad interrogazioni parlamentari sui suicidi ha ripetuto le solite idee di comitati di studio e di collaborazione con gli psicologi dando priorità al problema dell'"affettività in carcere», per intenderci le ''stanze per l'amore'', come se fosse veramente questa la priorità. È da troppo tempo che chiediamo all'Amministrazione penitenziaria, al ministero, al Parlamento di intervenire ed invece l'unica risposta che registriamo è fatta di comunicati e dichiarazioni formali, senza darci ascolto.

Proprio come è rimasto inascoltato l'allarme lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull'esigenza di assistenza sanitaria dentro agli istituti penitenziari e che è rimasto l'unico rappresentante istituzionale a richiamare il compito delle istituzioni perché si occupino prioritariamente di sovraffollamento carcerario e di carenze di organico. «Pertanto - conclude Di Giacomo - siamo decisi ad alzare il tono della mobilitazione con lo sciopero della fame e il tour delle carceri programmato. Intendiamo tutelare i servitori dello Stato abbandonati a sé stessi che rischiano ogni giorno l'incolumità fisica e di essere oggetto di indagini perché le continue promesse di rivedere il reato di tortura restano tali».