L’emergenza del tribunale di Bari, dopo l’interessamento diretto del ministro Alfonso Bonafede, arriva alla commissione Giustizia della Camera. Si è svolto ieri in via Arenula un incontro con il ministro, in cui il presidente Andrea Mascherin ha affrontato anche il tema dell’edili- zia giudiziaria di Bari; al termine del colloquio, Mascherin ha confermato la fiducia che il ministero terrà fede ai propri impegni di rapida risoluzione: «Ribadisco la mia convinzione, già espressa in altre occasioni, che il Ministro terrà fede al proprio impegno di promuovere una soluzione immediata ed adeguata, come auspicato da tutti gli operatori del processo interessati, all’interno del capoluogo pugliese e non al di fuori di esso». Contemporaneamente, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto- legge sulle misure urgenti per assicurare lo svolgimento dei dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria, si sono svolte le audizioni dei vertici della Corte d’Appello di Bari, il presidente del tribunale, il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari, l’Unione camere penali e la camera penale barese, l’Associazione nazionale magistrati.

Se il Cnf ha mostrato fiducia nell’operato del Guardasigilli, particolarmente aspro è stato l’intervento in commissione di Beniamino Migliucci, presidente dell’Ucpi. «Sino ad oggi è stato fatto il peggio: una situazione difficile e determinata da fatti del passato è stata affrontata male e complicata maldestramente», ha esordito Migliucci, ribadendo che «non è togliendo le tende che si risolve l’emergenza, ma il primo provvedimento da prendere era quello di approvare un provvedimento d’urgenza per la nomina di un commissario straordinario, che poteva essere il ministro o il prefetto». La scelta del ministero, invece, è stata quella di individuare due immobili potenzialmente idonei ad ospitare la giustizia penale. Una scelta, questa, che secondo l’Ucpi «aggraverà solo la situazione perchè non sono abbastanza capienti». Il rischio, ha messo in guardia Migliucci, è che «si debbano fare fino a 80mila nuove notificazioni e che la giustizia penale barese accumuli un ritardo di 10 anni». Contrarietà forte è stata espressa anche nei confronti della sospensione dei termini di prescrizione: «Quando lo stato sbaglia, l’errore non dovrebbe ricadere sui cittadini che chiedono giustizia». Sulla stessa linea si è espresso anche il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari, Giovanni Stefanì: «Abbiamo fin da subito espresso contrarietà rispetto all’ipotesi di un decreto- legge sulla sospensione della prescrizione e dei processi pendenti. Questo perchè siamo consapevoli che, in questo modo, si arresta la giurisdizione e come avvocatura abbiamo sempre ritenuto fosse preferibile sacrificarsi piuttosto che contribuire alla battuta d’arresto della giurisdizione penale in un territorio difficile come quello di Bari. Consentire la sospensione dei processi significa arrestare la giustizia». Il presidente Stefanì ha inoltre presentato in commissione due proposte di emendamenti al decreto- legge nel caso di conversione in legge: uno prevede l’assegnazione di poteri straordinari al ministero della Giustizia, invece che a un commissario; il secondo, invece, riguarda direttamente gli avvocati. «I colleghi di Bari soffrono, perchè si sono trovati da un giorno all’altro disoccupati e senza lavoro, anche per questo abbiamo subito espresso la nostra contrarietà alla sospensione dei processi», ha spiegato Stefanì, proponendo lo slittamento degli adempimenti fiscali per gli avvocati iscritti all’Ordine di Bari.