Essere avvocati significa ancora battersi per i diritti civili e i diritti umani, anche a rischio della propria vita. Il Consiglio Nazionale Forense ha ospitato ieri la giornata internazionale degli Avvocati in pericolo, ascoltando la testimonianza dell’avvocato cinese Teng Biao, in collegamento da New York, dove oggi vive “in esilio”, dopo essere stato più volte arrestato e infine inibito all’esercizio della sua professione nel suo paese.

L’incontro, coordinato dal coordinatore della Commissione per i Diritti Umani del Cnf, Francesco Caia, è stato l’occasione per un racconto franco di ciò che è la repressione dei diritti umani, oggi, in Cina. «Sono stato arrestato per la prima volta nel 2008 e detenuto illegalmente per due giorni. Poi sono stato sequestrato dalla polizia per aver partecipato ad una riunione per la difesa del dissidente cinese Chen Guancheng. Ho subito violenze di ogni tipo e infine mi è stato impedito di svolgere la mia professione di avvocato e professore universitario in Cina», ha raccontato Teng Biao, che oggi è visiting professor alla New York University e presidente delle organizzazioni China Against the Death Penalty e the Open Constitution Initiative. Un futuro, quello del suo Paese, che definisce sempre più difficile sul fronte delle libertà civili: «Il governo esercita pressione su noi avvocati, rendendoci quasi impossibile difendere i dissidenti. Non solo, in Cina è stata soffocata anche la libera stampa. I Social Network sono bloccati ed è difficile raccontare ciò che accade in Cina. In questo il governo cerca di esercitare influenze anche sui media stranieri». All’incontro hanno partecipato anche Ezio Menzione, responsabile del progetto dell’Unione Camere Penali “Avvocati minacciati”, il presidente della Camera Penale di Roma, Cesare Placanica, il presidente dell’ordine di Roma, Mauro Vaglio e l’avvocato bolognese Barbari Spinelli. A tutti loro si è rivolto Teng Biao, ringraziando i colleghi stranieri per l’attenzione con cui monitorano la situazione internazionale e per il loro fondamentale apporto nel riportare al centro del dibattito pubblico le violazioni dei diritti umani in Cina. Guardando al futuro, Biao ha ammesso che «è difficile immaginare quando potrò tornare ad esercitare la mia professione nel mio paese. Ma molto posso fare anche dall’esterno, portando avanti i progetti delle organizzazioni non governative e testimoniando ciò che accade in Cina. Un giorno tornerò, ma per ora la mia battaglia continua qui, sempre al fianco dei miei colleghi».