Il tribunale di Torino ha sollevato davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzioni nei confronti della Camera dei deputati, che il 24 marzo 2021 aveva “bloccato” un processo per diffamazione aggravata a carico dell'ex parlamentare del Pd Stefano Esposito, ritenendo coperte dalla insindacabilità le affermazioni contenute in un post pubblicato su Facebook. La discussione davanti ai giudici della Consulta è fissata per il 18 ottobre prossimo in udienza pubblica.

Le frasi scritte da Esposito sul social network - e che gli sono valse il rinvio a giudizio per diffamazione aggravata - riguardavano tre persone da lui ritenute coinvolte in azioni del movimento No Tav, che lo avevano querelato. Il post risale al primo settembre 2012, quando Esposito scrisse che «stanotte durante l'attacco al cantiere di Chiomonte indovinate un po' chi dava supporto ai teppisti informandoli via cellulare dei movimenti della polizia? G. V. ( vice sindaco di (...) ). Il tutto coordinato da D. L. , portavoce di G. R., che è agli arresti domiciliari e quindi dispensa ordini dalla poltrona di casa sua. Un vero schifo!».

Secondo la Camera, il post rappresentava però un’opinione espressa da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni e riconducibile, pertanto, nella garanzia dell’insindacabilità garantita dall’articolo 68, primo comma, della Costituzione. Secondo il Tribunale di Torino, invece, la delibera della Camera precluderebbe «l'esame nel merito delle dichiarazioni contestate all'ex deputato Esposito, non rendendo possibile accertare se nella specie ricorrano o meno i presupposti del reato contestato allo stesso. La delibera in oggetto rende infatti insindacabili sotto qualunque profilo le dichiarazioni dell'imputato. Tale sindacato si legge ancora nel ricorso - è, tuttavia, precluso legittimamente al giudice ordinario solo in presenza di un nesso funzionale tra le dichiarazioni e specifici atti compiuti nell'esercizio delle funzioni parlamentari.

L'eventuale assenza di tale nesso funzionale determina quindi l'illegittimità della delibera parlamentare e la necessità di sollevare il conflitto di attribuzioni al fine di ottenere da parte della Corte costituzionale l'annullamento della delibera della Camera dei deputati che preclude al Tribunale di Torino il sindacato sul merito delle dichiarazioni oggetto dell'imputazione. Le dichiarazioni del deputato Esposito, pubblicate sul social network Facebook, rientrano tra quelle extra moenia, tipologia in relazione alla quale la Corte costituzionale ha già evidenziato come debbano ricorrere due requisiti perché sia possibile ravvisare un nesso funzionale con l'esercizio delle funzioni parlamentari. In particolare, la Corte costituzionale ha sancito che: “Affinché esista un nesso funzionale tra le dichiarazioni rese extra moenia da un Parlamentare e l'espletamento delle sue funzioni, al quale è subordinata la prerogativa dell'insindacabilità è necessario che tali dichiarazioni possano essere identificate come espressioni dell'esercizio di attività parlamentare».

Il Tribunale, dunque, lamenta la privazione della propria sfera di attribuzione costituzionalmente garantita in conseguenza dell’esercizio ritenuto illegittimo, per difetto del nesso funzionale delle opinioni manifestate con l’attività parlamentare, del potere spettante alla Camera dei deputati di dichiarare l’insindacabilità delle opinioni espresse da un membro di quel ramo del Parlamento.