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In carcere si continua a morire
Il triste bilancio dei suicidi in carcere continua a crescere ogni giorno. L’ultimo detenuto si è tolto la vita ieri nel carcere di Ferrara: un collaboratore di giustizia che si è impiccato. Sono così 40 i suicidi dall’inizio dell’anno, si tratta di una cifra indicativa perché sono in corso gli accertamenti sulla morte di un egiziano, lo scorso 7 giugno a San Vittore, e senza considerare l’uomo che si è tolto la vita a gennaio 2024 nel Cpr di Ponte Galeria. Cifre che fanno rabbrividire se si considera che il trend ricorda la cifra record del 2022 (85 suicidi) e quella drammatica dello scorso anno con 70 persone che si sono tolte la vita.
Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti della Regione Emilia- Romagna, sull’ultimo episodio di Ferrara, ricordando che il quarto suicidio nella regione da gennaio, ha chiesto uno «sforzo di tutti, anche delle istituzioni territoriali, per alimentare la speranza delle persone detenute». «A questo detenuto mancava poco per chiedere la detenzione domiciliare, ma forse mancava un corretto sostegno per la costruzione di un progetto all’esterno - ha detto Cavalieri -. L’amministrazione penitenziaria in Emilia- Romagna conduce un’azione capillare di attenzione al tema della prevenzione del suicidio in carcere, anche in coordinamento con la sanità regionale, ma il fenomeno mantiene aspetti di imprevedibilità soprattutto quando le persone ristrette non manifestano in modo palese un disagio».
E proprio dei problemi del sistema penitenziario e di sovraffollamento si è discusso ieri alla Camera, dopo il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha risposto a due interrogazioni del Pd, a prima firma Stefano Vaccari e Anna Ascani, vice presidente della Camera. Il viceministro Sisto a proposito del sovraffollamento ha dichiarato: «Risulta che alla data del 20 maggio 2024 presso gli istituti di pena del Paese sono presenti un totale di 61.522 detenuti, di cui 60.788 effettivamente presenti in istituto, rispetto a una previsione regolamentare pari a complessivi 51.208 posti, di cui 4.027, allo stato, non disponibili a vario titolo, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 130,46 per cento».
Sisto ha aggiunto che sebbene «gli istituti penitenziari risultino essere al limite della capienza, allo stato attuale non si ravvisano casi di allocazione di detenuti in sofferenza, ovvero al di sotto dei limiti di spazio previsti per ogni soggetto come stabiliti dalla Cedu. Il vigente meccanismo di riequilibrio delle presenze, infatti, che rientra nelle competenze dell'ufficio quarto della Direzione generale dei detenuti, favorisce la gestione delle procedure di riequilibrio su scala nazionale della popolazione detenuta appartenente al circuito media sicurezza». Il viceministro ha anche spiegato che «viene realizzato un puntuale e costante monitoraggio dei dati relativi alle presenze detentive a livello nazionale, distrettuale e dei singoli istituti, degli indici di affollamento e della composizione della popolazione detenuta».
Risposte che non hanno convinto Vaccari, secondo il quale «il governo continua a fare da notaio prendendo atto della realtà, condividendo peraltro le tante criticità che a più riprese abbiamo evidenziato in Parlamento. È marginale farci dare ragione dal governo se poi non si assumono le conseguenti iniziative volte a dare soluzione alle problematiche in corso».
Ascani e Vaccari hanno anche aggiunto che «lo scorso 22 aprile come gruppo Pd abbiamo visitato oltre 30 istituti penitenziari e abbiamo riscontrato gravi carenze per molti versi drammatiche. La fotografia che emerge è quella di luoghi in cui le persone sono ammassate oltre ai limiti per i quali siamo stati condannati in sede europea. Aumentano i suicidi e il numero dei morti in carcere per cause diverse dal suicidio, che pure sono un fatto rilevante. In questo scenario inumano e degradante l’Italia si segnala per un altro aspetto di inciviltà: la reclusione di bambini e bambine all’interno delle carceri insieme alle loro mamme detenute. Di fronte a tutto questo cosa fa il governo? Aumenta pene e introduce nuovi reati su fattispecie che potrebbero essere diversamente trattate anziché operare sulle problematiche. Gli istituti penitenziari non sono terra di nessuno ma luoghi dove tendere alla rieducazione del condannato, come recita la Costituzione. E su questo il governo continua a svicolare, irresponsabilmente».