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La riforma della Giustizia approda ufficialmente al Senato. Con l’incardinamento, in Commissione Giustizia, del ddl delega sul processo penale, per il quale il termine per la presentazione degli emendamenti scadrà il 7 settembre alle 15, e il prosieguo della discussione sul ddl civile, per il quale questa mattina inizieranno le votazioni degli emendamenti. La riunione di ieri in Commissione - che proseguirà i suoi lavori fino a giovedì - è stata preceduta da un confronto tra i capigruppo di maggioranza, la ministra Marta Cartabia e la sottosegretaria grillina Anna Macina sulla riforma del processo civile.
La certezza, al momento, è che la Guardasigilli ha fretta di chiudere entrambe le riforme nel più breve tempo possibile. Il penale potrebbe essere calendarizzato già martedì prossimo, durante la riunione dei capigruppo, mentre sul civile è necessario fare alcune limature per evitare che il confronto in Commissione risenta delle perplessità dei partiti, che hanno dunque chiesto di poter chiarire alcuni punti.
Dalla riunione di ieri mattina è emerso infatti che si sta lavorando per appianare le questioni relative al diritto di famiglia e al diritto del lavoro, aspetti sui quali i tecnici del ministero hanno chiesto ulteriore tempo per riformulare gli emendamenti. Uno dei punti più problematici, che incontra soprattutto l’opposizione della Lega, è quello relativo all’affido dei minori nei casi di violenza di genere. Sulla questione c’è una particolare attenzione, a partire dagli emendamenti frutto dei lavori della Commissione contro la violenza sulla donne al Senato, presieduta dalla dem Valeria Valente. Il punto problematico è quello relativo all’affido congiunto, fortemente caldeggiato dal senatore leghista Simone Pillon, ma che rischia di rappresentare un problema nei casi di violenza di genere, rendendo praticamente inevitabile il mantenimento dei rapporti tra i due genitori.
Altra questione quella relativa alla reazione negativa dei sindacati di fronte alla possibilità di aprire anche ad altre figure professionali la possibilità di sottoscrivere le negoziazioni assistite in materia di lavoro: se da un lato appaiono tendenzialmente favorevoli gli avvocati giuslavoristi, dall’altro il mondo sindacale confederale si è detto contrario all'estensione dell’istituto della negoziazione assistita anche alle controversie di lavoro. Su tale punto, dunque, la maggioranza ha concordato con la ministra un approfondimento, anche se le tensioni, secondo fonti di maggioranza, sarebbero facilmente gestibili.
Buona parte della riunione si è però concentrata sul problema della parte introduttiva del giudizio. Il progetto del ministero punta a definire nell’udienza di prima comparizione delle parti sia l’ambito sia la portata dei mezzi di prova sia la questione da risolvere, con un nuovo sistema di preclusioni che ha allarmato l’avvocatura. «In nome di una presunta riduzione dei tempi del processo – aveva sottolineato la presidente facente funzione del Consiglio nazionale forense, Maria Masi – il rischio è quello di sacrificare il diritto di accesso alla giustizia e le garanzie di difesa».
Cartabia, durante la sessione ulteriore del Congresso nazionale forense, aveva ammesso le difficoltà, chiarendo il punto di vista del ministero: «Abbiamo chiesto di concentrare nella prima udienza il grosso dell’attività processuale, anticipando le preclusioni per le richieste istruttorie delle parti - aveva evidenziato -. So che questo richiede uno sforzo enorme agli avvocati, ma anche al giudice, che dovendo arrivare a una prima udienza preparato non può semplicemente utilizzare quell’occasione per disporre quei rinvii che poi magari vanno al 2023. Perciò guardate a quella proposta anche come aspetto benefico che può avere un effetto sollecitatorio nei confronti del giudice». La spiegazione non ha convinto gli avvocati, ma la Guardasigilli ha comunque chiesto loro “aiuto” per sciogliere i nodi critici della riforma. E durante la riunione di martedì si è cercato di capire se da un punto di vista tecnico sia possibile mitigare la proposta del ministero, tenendo conto del lavoro fatto già sugli emendamenti.
Un confronto lungo quello di ieri, dunque, che continuerà anche oggi, con lo scopo di arrivare in Commissione con le idee chiare ed evitare di trasferire lì le tensioni. L’ipotesi è che si proceda con una cancellazione degli emendamenti divisivi, da accantonare in attesa di una migliore formulazione. Nel caso in cui non sia possibile trovare una mediazione in sede di maggioranza, infatti, l’idea è quella di riscrivere gli emendamenti.
Ma il lavoro del ministero è ancora in corso, con l’obiettivo di arrivare ad un testo condiviso su tutte le questioni. «Lavoriamo per licenziare il testo sulla riforma civile in commissione il prima possibile, sono fiduciosa sui tempi - ha commentato Macina -. Abbiamo ripreso il confronto e siamo al lavoro sui subemendamenti, c'è un buon clima e tutti sono consapevoli del fatto che la riforma del civile sia decisiva».