L'Italia continua a soccombere sotto il peso inesorabile dell'affollamento carcerario, con dati recenti del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, aggiornati fino al 31 marzo 2024, che dipingono un quadro in continua crescita. A quella data, il numero di detenuti presenti in tutto il Paese ha raggiunto 61.049, cifra sempre più vicina alla soglia che fece scattare la sentenza Torreggiani. Questo rappresenta un incremento di 883 unità rispetto all'inizio dell'anno, un aumento percentuale del 1,5%. È un trend che si protrae da troppo tempo, un flusso inarrestabile che mina le fondamenta del nostro sistema penitenziario. Ciò che rende la situazione ancora più critica è il continuo peggioramento delle condizioni di sovraffollamento. Dei 189 istituti penitenziari italiani, ben 145 mostrano tassi di affollamento effettivi superiori al 100%. Questo significa che le nostre carceri sono stracolme, al di là delle loro capacità, con conseguenze disastrose per la salute e la sicurezza dei detenuti e del personale. Solo due regioni, il Trentino Alto Adige e la Sardegna, possono vantare un numero di detenuti inferiore ai posti effettivamente disponibili. Il resto d'Italia affronta l’insostenibile sovraffollamento.

Ma non è solo la quantità a preoccupare, bensì anche la composizione della popolazione carceraria. L'aumento dei detenuti in attesa di giudizio – come fa notare il garante regionale Stefano Anastasia sul sito - è un fenomeno in crescita, soprattutto nel Lazio, dove negli ultimi nove mesi si è registrata una crescita del 21%. Il loro numero ha superato la soglia delle 2.000 unità, segnando un tragico record di 2.041 individui. Questo aumento ha portato la percentuale di detenuti in attesa di giudizio sul totale della popolazione carceraria al 30,3%, un valore ben al di sopra della media nazionale del 25,8%. Infine, un aspetto particolarmente sconcertante è il numero di bambini detenuti assieme alle loro madri. Sebbene in calo rispetto al mese precedente, 18 bambini continuano a vivere insieme alle loro madri negli asili interni o negli Icam, che sempre, seppur attenuata, è di fatto un carcere e quindi esposti a un ambiente non adatto alla loro crescita e sviluppo. Purtroppo, ma oramai è storia, l’intesa tra maggioranza e opposizione è fallita l’anno scorso e il Pd si è ritrovato costretto a ritirare la proposta di legge che avrebbe consentito di far uscire i bambini fuori dalle strutture detentive. Tutto nasce quando la commissione ha dato il via libera alla legge Serracchiani, la proposta che riprende il testo presentato dall’ex deputato del Pd Paolo Siani per evitare i bambini in carcere, ma nel contempo depotenziata con l’approvazione di due emendamenti di Fdi: senza alcuna valutazione caso per caso da parte del magistrato di sorveglianza, in alcuni casi di recidiva, rende automatico il carcere o gli istituti a custodia attenuta (gli Icam) per le madri con i figli piccoli. Quindi niente case famiglia, punto cardine della proposta di legge.

A fronte di questa emergenza carceraria, l’Osservatorio carcere delle Camere penali osserva che i suicidi, sovraffollamento, e condizioni disumane impongono il ricorso alla Corte costituzionale. Dal 1° gennaio al 2 aprile 2024, si sono registrati 30 suicidi e 40 decessi per cause diverse o non ancora accertate all'interno delle carceri italiane. Questi dati rivelano il vero costo umano di un sistema carcerario allo sbando. L'Osservatorio carcere delle Camere penali ha osservato che è arrivata l’ora per un ricorso alla Corte Costituzionale, sottolineando la violazione dei diritti fondamentali derivanti dall'esecuzione di una pena detentiva in condizioni disumane e degradanti. Si tratta di una mossa cruciale per porre fine a un'ingiustizia perpetuata per troppo tempo.

La Consulta si era già pronunciata in passato ( Sent. N. 279/ 2013) sulla legittimità costituzionale dell'articolo 147 del codice penale, evidenziando l'inaccettabilità dell'inerzia legislativa di fronte a una situazione così grave. Ora con un contesto ancora più critico, è necessario agire con urgenza. In aderenza al documento programmatico della Giunta, l'articolata questione di legittimità costituzionale degli articoli 146 e 147 c. p. è stata messa a disposizione di tutti i penalisti, da sollevare in presenza di conclamate violazioni dei diritti fondamentali provocate dall’esecuzione di una pena detentiva in concreto disumana e degradante. Per l’Osservatorio carcere è giunto il momento di alzare la voce e chiedere giustizia per coloro che sono stati vittime di un sistema carcerario che ha tradito i principi fondamentali di dignità umana e giustizia.