Sono 316 i detenuti negli istituti penali minorili italiani a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico al Servizio della Giustizia Minorile, secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 15 gennaio. Di questi, 140 sono stranieri, 8 sono le ragazze, 259 hanno tra i 14 e i 21 anni, gli altri tra i 21 e i 25 anni (come prevede da qualche anno la legge). Sono cifre che confermano come la giustizia penale minorile riesce a rendere residuale la detenzione, preferendo per i ragazzi una pena alternativa. «In carcere si va poco e spesso per periodi brevi», sottolinea Antigone nel VI Rapporto sulla giustizia minorile in Italia, «proprio per questo tuttavia, essendo contenitori dei casi più difficili, e spesso valutati non solo in base alla gravità del reato ma anche alla debolezza sociale, le carceri minorili hanno bisogno della massima attenzione». I detenuti minorenni non sono mai stati così pochi dal 2007. Al 15 gennaio 2020, subito prima dell'arrivo in Italia dell'emergenza Covid, i ragazzi negli Istituti penali minorili (Ipm) erano 375, il 19% in più di ora. I 316 minori e giovani adulti detenuti sono distribuiti in 17 istituti, da Caltanissetta a Treviso, in strutture con caratteristiche e dimensioni molto diverse. Quello con più presenze è l'Ipm di Torino, con 38 detenuti, mentre a Pontremoli, unico istituto esclusivamente femminile in Italia, ospitava solo 3 ragazze il 15 gennaio. In Italia il sistema della giustizia penale minorile conta poi su ben 637 comunità residenziali, di queste, solo tre - a Bologna, Catanzaro e Reggio Calabria - gestite direttamente dal Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia. E al 15 gennaio 2022, erano 923 i ragazzi sottoposti a misure penali ospitati in comunità (di cui 17 nelle tre comunità ministeriali). Secondo Antigone, «sarebbe il caso di pensare ad un definitivo superamento del ricorso al carcere per i minori di 16 anni, o per i minorenni in generale. Non sono molti, sono in larghissima maggioranza in misura cautelare, e si trovano a convivere con ragazzi che ormai sono per la maggior parte maggiorenni, il 18% ha addirittura più di 21 anni».