«Ma lei capisce che io per ventisei anni ho sacrificato la mia vita e la mia famiglia? Lo sa che sono sotto scorta da dodici anni per aver sempre lavorato a testa alta?». Cesare Sirignano è una toga in prima linea contro la camorra. Più volte minacciato di morte, il magistrato napoletano con le sue indagini ha portato all’arresto di numerosi esponenti di punta del clan dei casalesi. Giovedì scorso è stato trasferito dalla Dna, dove prestava servizio dal 2015, per «incompatibilità ambientale». Il Csm ha deciso che erano venuti meno i requisiti per la sua permanenza alle dipendenze del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Sirignano dovrà ora indicare a Palazzo dei Marescialli una rosa di sedi dove andare. Ad essergli stati fatali sono stati i colloqui con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Colloqui, contenuti nel fascicolo di Perugia aperto nei confronti del pm romano, finiti a più riprese sui giornali e che hanno anche costretto recentemente alle dimissioni del capo di gabinetto del ministro della Giustizia. «Sirignano - secondo il Csm - non si è limitato a condividere con Palamara critiche aspre nei riguardi di questo o quel collega (Nino Di Matteo e Barbara Sergenti, ndr) del suo ufficio» ma le ha inserite «in un disegno volto a mettere le pedine nei posti giusti e a condizionare gli assetti nell'ufficio». Ad iniziare dalla nomina del nuovo procuratore di Perugia. Questa intervista è stata effettuata prima che il Csm decidesse il trasferimento di Sirignano con un voto a larghissima maggioranza, ventuno voti favorevoli a fronte dei tre espressi dai togati di Unicost che chiedevano di archiviare il procedimento. Per evitare possibili strumentalizzazioni e polemiche l’intervista viene pubblicata oggi. Dottore, come sta? Da otto mesi sto affrontando questa gogna. Il Csm vuole trasferirla dalla Dna per “incompatibilità ambientale”. Potevo andarmene io in prevenzione un anno fa (procedura con cui il magistrato chiede autonomamente di essere trasferito di sede, facendo quindi venire meno l’incompatibilità ambientale, ndr) e non l’ho fatto. Se avessi chiesto il trasferimento di ufficio ero già al primo di anno di quattro (quattro anni è il periodo minimo di permanenza in un ufficio affinché il magistrato possa essere legittimato a presentare una domanda di trasferimento, ndr) prima di andarmene da qualche altra parte. Perché non lo ha fatto allora? È una battaglia di giustizia. Perché deve essere chiaro quello che è stato il mio comportamento. Mi vengono contestate cose che non esistono. Possiamo ricostruire la vicenda? Sì. L’accusano di aver “manovrato” con Palamara per l’assegnazione di incarichi. Ad esempio c’è la vicenda di Giuseppe Borrelli, allora aggiunto a Napoli e ora procuratore di Salerno. Su Borrelli si è creato un corto circuito. Lo conoscevo da anni, ho sempre avuto stima della sua storia professionale. Lei voleva che Borrelli diventasse il procuratore di Perugia per agevolare Palamara? Borrelli aveva un suo interesse personale. Aveva coltivato per anni rapporti con tutti quelli che ora stanno sul banco degli imputati. Io, senza alcun interesse, per garantire la sua imparzialità davanti a Palamara che aveva espresso invece dei dubbi, mi trovo ad affrontare questa situazione di cui non sapevo nulla. Quindi nessuna manovra per favorire Borrelli? Io ho sempre e solo agito per garantire che Borrelli venisse considerato una persona per bene. Senza altri fini. Ma lei queste cose le ha spiegate ai suoi colleghi al Csm? In questi mesi ho fatto ben quattro audizioni al Csm per spiegare come stavano effettivamente le cose. E allora dov’è il problema? Borrelli aveva paura di essere coinvolto nei rapporti con le correnti. Rapporti che molti seguono. Mi investiva quotidianamente delle sue ansie e delle sue preoccupazioni. Dopo che furono pubblicate le prime intercettazioni fra lei e Palamara, lo scorso maggio, Borrelli decise di incontrarla e di registrare il colloquio. Durante questo colloquio Borrelli ricevette la telefonata di una giornalista che fornì una ricostruzione diversa di quanto avevo detto su di lui a Palamara. E presentò un esposto che travisava quanto effettivamente accaduto. Sul contenuto dell’esposto si è aperta la procedura di trasferimento a mio carico. Quindi lei non voleva che Borrelli diventasse procuratore di Perugia dove era in corso l'indagine contro Palamara? Non c’è cosa più falsa di questo mondo! E si capisce dalla trascrizione del colloquio che ebbi con Borrelli. La trascrizione, poi, è avvenuta perché l’ho voluta io. Infatti ho fatto presente che quanto era scritto nell’esposto, una sintesi, era diverso dal contenuto della registrazione. Ho poi depositato altri messaggi e Borrelli ha chiarito meglio l’accaduto quando la pratica per la sua nomina a Salerno era tornata in Commissione per gli incarichi direttivi. La pubblicazione dei colloqui che Palamara aveva con centinaia di magistrati hanno messo in luce quello che, comunque, tutti immaginavano: il potere delle correnti nella scelta dei capi degli uffici. È un sistema che non ho contribuito a creare né a mantenere e della cui esistenza ho preso semplicemente atto. Io ho sempre fatto il magistrato con passione. È vero che ho affermato che se non hai l'appoggio della tua corrente non puoi aspirare a incarichi di rilievo, ma la responsabilità di questo sistema, che sarebbe ipocrita negare, ripeto, non è certo la mia. Spera in un ripensamento del Csm? Confido in una valutazione obiettiva dell’intera vicenda. Io non mi sono mai sottratto. Mi hanno accusato di millantare, insinuando ogni genere di accuse. Io, voglio dirlo ancora una volta, ho grande rispetto per le istituzioni, sono un magistrato, e mi difendo nelle sedi deputate. Molto chiaro. Posso dire un cosa? Prego. Io ho fatto la guerra ai clan in questi anni, non ha mai fatto le "trastole" (azioni poco chiare in dialetto napoletano, ndr) per garantire impunità o fare indagini nei confronti di chi non le merita. Ma se il Csm dovesse trasferirla? Sarebbe un sacrifico e una battuta d’arresto a cui, però, non ho voglia di credere. Invece...