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Un ragazzino del carcere minorile “Pratello” di Bologna sarebbe rimasto chiuso in isolamento duro per cinque giorni, dal 19 al 23 aprile, in una cella senza materasso e con le finestre sigillate, giorno e notte. A denunciare l’accaduto è Roberto Cavalieri, Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive, che il 5 maggio ha inviato una lettera formale al direttore dell’Ipm di Bologna, al responsabile del Centro per la Giustizia minorile e al Capo dipartimento della giustizia minorile a Roma, chiedendo risposte puntuali sulle condizioni della struttura dopo i disordini di Pasqua. Tra i punti più gravi segnalati dal Garante spicca la vicenda di un minore straniero, detenuto in isolamento dal 19 aprile: cinque giorni in un locale al primo piano con le aperture sigillate, un buio totale che ha stravolto il ritmo sonno- veglia, e un giaciglio inesistente. Secondo le testimonianze degli altri ragazzi, la cella era «inadatta alla dignità umana» : freddo, umidità e silenzio forzato hanno trasformato quel breve periodo in un’esperienza di sofferenza fisica e psichica.
Cavalieri ha` chiesto risposte precise: «Chi ha deciso questa punizione? Qual era la base giuridica? E il magistrato di sorveglianza ne è stato informato?» Nulla di tutto ciò risulta ancora chiarito dalle autorità penitenziarie. La visita del Garante, svolta il 28 aprile, è intervenuta dopo i tumulti di fine aprile, senza che finora siano emerse spiegazioni ufficiali. Durante i disordini, il comandante in carica – da poco rimosso – avrebbe fatto irruzione nelle celle con casco e manganello, «aggravando il clima di dialogo anziché sedarlo». Oggi il comando ad interim è affidato a Mario Salzano, già responsabile del carcere minorile di Firenze, che però sarà a Bologna solo un paio di giorni alla settimana, dovendo occuparsi anche della nuova sezione giovani adulti alla Dozza, aperta a marzo.
La replica del DAP Con nota di martedì 6 maggio, il Capo dipartimento Antonio Sangermano contesta le ricostruzioni del Garante. Secondo le relazioni di servizio raccolte dagli operatori in forza all’Ipm “Il Pratello”, quei fatti «non corrispondono» alla realtà: il minore in questione avrebbe partecipato a una rivolta violenta, barricandosi insieme ad altri in una camera da letto e opponendo resistenza alle misure di de- escalation. Solo dopo l’intervento del Gruppo intervento operativo ( G. I. O.)
l’ordine sarebbe stato ristabilito. Sangermano assicura però che «sono in corso tutti i necessari accertamenti», affidati agli organi competenti per tutelare diritti e immagine delle istituzioni. Ma il Dap non fornisce ulteriori dettagli. Il ragazzino è finito comunque in isolamento e, soprattutto, in quelle condizioni descritte dalla missiva grazie alle testimonianze raccolte? Poche righe di risposta, quindi permangono tuttora dubbi sulle condizioni effettive di detenzione e sulle garanzie legali adottate. La contesa tra Garante e Dap lascia ancora aperti interrogativi sul rispetto della dignità dei minori in custodia.
Tornando alla missiva di Cavalieri, il Garante denuncia anche nella sezione distaccata della Casa circondariale, riservata ai giovani adulti, gravi carenze: pasti «scarsi e ripetitivi» ( spesso solo riso, insalata e formaggio), rifiuti accatastati intorno all’edificio, piatti di plastica e avanzi che attirano roditori e insetti. Cavalieri chiede pulizie giornaliere e un servizio mensa dignitoso. Preoccupa anche il contatto tra giovani adulti e detenuti della sezione ordinaria, con passaggio di sigarette “volanti” negli spazi comuni, e l’assenza proattiva dei mediatori, confinati nelle aree non detentive. «Servono interventi strutturati per evitare influenze negative e favorire il reinserimento», sottolinea.
Oltre ai chiarimenti sull’isolamento e sulla gestione dei disordini, Cavalieri sollecita un piano concreto per sanità, igiene e vitto, più una revisione del modello di mediazione. Le autorità ( Dipartimento della giustizia minorile e direzioni locali) ancora non hanno risposto al Garante regionale. Intanto resta impressa l’immagine di un ragazzino minorenne chiuso al buio per cinque giorni e senza materasso. In un Paese che si definisce “culla del diritto”, è una scena che non dovrebbe accadere. La politica, e in particolare il ministro della Giustizia, interverranno?