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Si ritorna al passato “pre covid” nei penitenziari. Altri passi indietro. Il Dubbio ha appreso che i cellulari distribuiti dal Dap più di due anni fa per consentire le videochiamate tra detenuti e famigliari, man mano stanno diventando inutilizzabili. Già in alcune carceri, come a Ferrara, le schede sim sono scadute. Ma a fine dicembre le schede telefoniche che permettono di collegarsi ad internet scadranno per tutti i 1.600 telefonini distribuiti.
Il Dubbio è venuto a conoscenza che non tutti gli istituti penitenziari hanno una potente fibra ottica per sopperire alle sim scadute per consentire le videochiamate a tutti i detenuti, diventate fondamentali e recentemente valorizzate con una circolare dell’amministrazione penitenziaria. Dal prossimo anno tutto sarà più complicato.A marzo del 2020, il Dap ha consolidato con Tim un’importante partnership che ha consentito di mettere a disposizione degli istituti penitenziari 1.600 apparati mobili utilizzabili per le telefonate e soprattutto per le videochiamate tra i ristretti e i loro familiari.
Questo per sopperire al blocco dei colloqui a vista, una restrizione dovuta per evitare il contagio da coronavirus. Una iniziativa, scaturita anche dall’allarme lanciato dalle associazioni, in particolare Antigone, le quali chiesero che a tutti i detenuti fossero concesse chiamate e videochiamate in più rispetto a quanto previsto dai regolamenti. Quella richiesta fu accolta e nel giro di pochi giorni nelle carceri di tutto il Paese arrivarono 1.600 dispostivi, senza che ci fossero problemi dal punto di vista organizzativo e della sicurezza. Questa iniziativa servì a riportare la calma negli istituti di pena e consentì ai detenuti di mantenere il rapporto con i propri affetti anche in quel periodo di chiusure parziali o totale. Questa iniziativa, scaturita dall’emergenza pandemica, nel tempo si rivelò fondamentale, tanto da avvicinarsi al discorso della valorizzazione dell’affettività promossa dagli Stati generali per l’esecuzione penale e adeguarsi come tutti gli altri Paesi europei. Ma se da una parte è finita, almeno per ora, l’emergenza covid, dall’altra è arrivata quella drammatica dei suicidi.
Con l’ultimo suicidio, avvenuto martedì scorso a Poggioreale, siamo arrivati a quota 80 dall’inizio dell’anno. Ed è anche per far fronte a questa emergenza che il Dap, a settembre scorso, ha emanato una circolare che “stabilizza” le videochiamate e le telefonate dei “ristretti” ai loro familiari. Con il provvedimento numero 3696/6146, infatti, “si intende favorire” il ricorso a questo mezzo di comunicazione, definendolo “particolarmente idoneo ad agevolare il mantenimento delle relazioni socio-familiari e soddisfare le imprescindibili esigenze di sicurezza”. Le videochiamate vengono così estese a tutti i circuiti penitenziari (54mila circa i soggetti interessati), esclusi quelli del regime speciale previsto dall’articolo 41bis dell’ordinamento che riguarda i condannati per reati più gravi che si trovano in stato di isolamento. La circolare individua inoltre alcuni criteri per impedire ai “furbetti” «condotte inappropriate» delle videochiamate e per facilitare il già gravoso compito del personale penitenziario. Il principio è che in un momento di sconforto, quando un detenuto sta sull’orlo della disperazione, una telefonata a una persona cara, poterne vedere il volto e il sorriso, può salvargli la vita.
Le videochiamate, come già detto, furono introdotte due anni fa in via sperimentale durante la crisi pandemica quando arrivarono nelle carceri italiane 1.600 cellulari. Vengono quindi riconosciute come un modo ordinario per assicurare a chi vive dietro le sbarre il diritto all’affettività, cioè al mantenimento delle relazioni con i propri cari e con la società, diritto previsto dalla Costituzione. Ma se le schede sim non verranno rinnovate, e in alcuni carceri sono già scadute, come si potrà mettere in atto la circolare innovativa del Dap? Ennesimo ritorno al passato.