Quella scoppiata nella Casa circondariale di Bolzano è una vera e propria emergenza sanitaria. I recenti rapporti provenienti da fonti sindacali della polizia penitenziaria dipingono un quadro allarmante: una diffusione incontrollata di scabbia all'interno dell'istituto carcerario, mettendo a rischio non solo la salute dei detenuti, ma anche quella del personale operativo.

Fortunato Angotti, segretario provinciale della Fsa ( Federazione Sindacati Autonomi) - Cnpp ( Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria), ha sollevato la questione in una nota ufficiale. Secondo quanto riportato, già tra ottobre e novembre del 2023 si è verificata un'escalation preoccupante dei casi di scabbia all'interno della struttura penitenziaria. Tuttavia, la risposta delle autorità sanitarie locali è stata definita “del tutto inadeguata” di fronte all'evolversi dell'epidemia. La scabbia, una malattia altamente contagiosa della pelle causata da acari parassiti, non solo può provocare gravi disagi fisici, ma anche psicologici se non trattata tempestivamente ed efficacemente. Il problema principale sollevato è stato il fallimento sistematico nel fornire le risorse e le misure necessarie per contenere e gestire questa emergenza sanitaria.

Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa, ha confermato l'allarme, evidenziando che finora sono stati confermati sei casi di scabbia, cinque tra i detenuti e uno tra il personale della polizia penitenziaria. Tuttavia, si teme che questi casi confermati siano solo la punta dell'iceberg, poiché molti detenuti tendono a nascondere i sintomi per evitare l'isolamento sanitario. La situazione è aggravata dalle condizioni di salubrità e igiene precarie della struttura carceraria bolzanina. Si parla di una struttura vetusta e fatiscente, con costanti problemi di infestazione da insetti di vario genere, rendendola non solo insalubre ma anche insicura sia per i reclusi che per gli operatori. La richiesta urgente è un intervento massiccio e immediato per contenere la diffusione dell'epidemia. Si chiedono misure di prevenzione e profilassi urgenti, oltre alla fornitura di dispositivi di protezione individuale adeguati per il personale della polizia penitenziaria. Tuttavia, si sottolinea che queste azioni potranno affrontare l'emergenza attuale, ma non risolveranno il problema alla radice. Sebbene si parli da anni della dismissione della struttura attuale e della costruzione di un nuovo edificio, questo progetto viene sistematicamente rimandato. De Fazio ha espresso la sua preoccupazione per l'apparente menefreghismo dei governi verso le condizioni dei detenuti e degli operatori penitenziari. La situazione di Bolzano non è un caso isolato. Numerose altre strutture carcerarie in Italia presentano problemi simili, con edifici malsani e in rovina. De Fazio ha esortato il ministro della Giustizia e l'esecutivo a mettere in campo un programma urgente per la sanificazione e la messa in sicurezza degli edifici esistenti, invece di pensare alla costruzione di un nuovo carcere in Albania.

Nel frattempo si parla della creazione di 2.262 celle extra per risolvere il sovraffollamento. Ai tratta di un intervento che non potrà risolvere nulla. A dirlo è Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino. Solleva dubbi sulla portata e l'efficacia di questa misura, evidenziando che, nonostante l'annuncio, il problema principale rimane irrisolto: la carenza di ben 14.000 posti nelle carceri. «Come è preciso il ministro!» ironizza Bernardini, sottolineando che la mancanza di posti non è una novità e che questa misura non risolverà il problema generale di sovraffollamento nelle carceri italiane. Inoltre, la domanda cruciale è: quando arriveranno questi posti? E con quale personale saranno gestiti, considerando che già oggi il personale penitenziario è carente in modo allarmante? La critica di Rita Bernardini si estende anche alla natura di questi posti extra, definiti “una miseria”, sottolineando che la decisione di aggiungere posti non è stata presa da Nordio, bensì dai precedenti governi. Un esempio tangibile viene citato riguardo alla situazione a Rebibbia, che dimostra come il problema sia persistente da anni e che le soluzioni proposte finora siano risultate inefficaci. Anche perché, come evidenzia sempre la presidente di Nessuno Tocchi Caino, finora il governo ha solo introdotto nuovi reati e aumentato le pene.