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I giovani legali vanno tutelati. Un assunto che ha trovato tutti d'accordo nella sede del Cnf, dove si è affrontata la delicata posizione degli avvocati monocommitenti, non ancora disciplinata. Il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli ha ammesso che «bisogna trovare il punto di equilibrio tra i legali più giovani e chi si è già affermato. Vanno valorizzate le professionalità e le attività formative, chiarendo però se la figura dovrà restare nell'ambito del lavoro autonomo o se si dovrà andare oltre». Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Andrea Mazziotti di Celso è il promotore della proposta di legge Come minimo, che interessa anche i giovani notai e commercialisti: «Dobbiamo rinnovare le professioni e imporre i pagamenti di colloboratori e praticanti, per uniformarci agli altri paesi europei. In passato l'avvocatura istituzionale non aveva dimostrato sufficiente sensibilità, mentre con il presidente Andrea Mascherin e i consiglieri Anna Losurdo e Vito Vannucci il tema è finalmente al centro del dibattito». A spingere da anni sul tema è Michele Vaira dell'Aiga: «La realtà è sotto gli occhi di tutti ma non è regolamentata. Gli avvocati sono cresciuti in modo spropositato. Ai giovani che non hanno rapporti con la clientela si uniscono legali più anziani, che pure non hanno tutele e sono a rischio». Il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano ha chiarito che «il fenomeno è consistente ma non si può ancora quantificarne l'ampiezza. I dati vanno acquisiti attraverso le dichiarazioni dei redditi. Gli studi legali vanno incentivati ad assumere tramite agevolazioni o sgravi fiscali.