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Equo compenso, altra vittoria del Coa presieduto da Antonino Galletti
«I numeri della carenza d’organico nel Tribunale di Roma e dell’Ufficio del giudice di pace hanno ormai superato i livelli di guardia. Amministrare e ricevere giustizia, in queste condizioni, è praticamente impossibile». La denuncia arriva da Antonino Galletti, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, che fornisce gli ultimi dati sulla dotazione d’organico, giudici e personale amministrativo, della giustizia di primo grado nel circondario del più grande Tribunale d’Italia. «A lanciare l’allarme con una lettera del 23 febbraio scorso al ministero della Giustizia è stato lo stesso presidente del Tribunale, Roberto Reali. Al 30 maggio la situazione è addirittura peggiorata. Ancora oggi - spiega Galletti - su un totale di 373 magistrati togati previsti, ne sono presenti solo 322, di cui 5 prossimi alla quiescenza e 11 al trasferimento. Ancora più grave la situazione per i giudici onorari di Tribunale: di 197 previsti, ne risultano in servizio solo 102, praticamente il 50%. Infine il personale amministrativo: su 1205 unità in organico, ne mancano 403, cui aggiungere 87 dipendenti distaccati o fuori ruolo, con una carenza dunque di circa il 40%. Discorso simile per i giudici di pace: dovrebbero essere 210, sono invece 62: la carenza qui arriva addirittura al 70%. Quanto al personale amministrativo del giudice di pace, su 128 dipendenti, ne sono in servizio 87». Una situazione drammatica che il Coa Roma ha più volte denunciato in passato, ma che non conosce miglioramenti nonostante gli arrivi per l’ufficio del processo, che non possono certo sostituire giudici ed impiegati. «Già nel marzo del 2021 avevamo lanciato un appello ai ministri Cartabia e Brunetta per segnalare la gravità della situazione - ricorda Galletti - ma soluzioni concrete non ne sono venute. Basti dire che come Ordine forense forniamo da anni servizi al Tribunale ed al Giudice di pace per sveltire le procedure, ad esempio, per la liquidazione dei compensi da gratuito patrocinio. Ma è chiaro che, quando si parla anche di fortissime scoperture d’organico di giudici, queste si traducono in disservizi per gli utenti e in ultima analisi in denegata giustizia. Inutile lamentarsi dei ritardi della macchina giudiziaria, se poi non c’è chi scrive le sentenze, chi cura le pratiche, chi le archivia». La conclusione di Galletti dunque non cambia: «È triste dirlo, ma non possiamo che rivolgerci al Governo e, insieme col presidente del Tribunale, segnalare la gravità della situazione e l’urgenza del problema. O vogliamo ritrovarci di nuovo a gennaio prossimo, come del resto accade in tutte le inaugurazioni dell’Anno giudiziario, a piangere tutti insieme sulla mole dell’arretrato e la lentezza del sistema?».