Si fa finta di scoprire solo all'antivigilia del voto che un'intera corrente dell'Anm, Magistratura democratica, è in campo per il No. A sparare il razzo di segnalazione è Francesco Maria Caruso, da meno di un mese presidente di Tribunale a Bologna e appunto componente del comitato per il No di Md. Il suo post su Facebook che paragona i sostenitori del Sì a «coloro che nel '43 scelsero male, pur in buona fede», cioè ai repubblichini, scatena un putiferio. E rischia di costargli l'incarico direttivo di cui aveva preso possesso appena il 4 novembre. Su di lui infatti, alla prima commissione del Csm, potrebbe aprirsi una pratica per incompatibilità funzionale: vuol dire che l'organo di autogoverno potrebbe stabilire la sua inadeguatezza a guidare un ufficio. In teoria corre anche rischi disciplinari, visto che il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli (composto dal vicepresidente Legnini e dai vertici della Cassazione, Canzio e Ciccolo) ha trasmesso gli atti alla Procura generale affinché rintracci eventuali condotte sanzionabili. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando spiega («da cittadino», visto che appunto dell'azione disciplinare è già investito il pg) al dottor Caruso che certe posizioni «propagandistiche» possono «ripercuotersi sulla funzione che un giudice è chiamato a svolgere». Il guardasigilli dice di non voler imporre alcuna «censura», ma «l'invito che rivolgo a tutti, tanto più a un magistrato, è di non usare argomentazioni che rischiano di pregiudicare le loro funzioni e la loro credibilità».Caruso è dunque nei guai per un post sul proprio profilo privato, che «non era destinato alla pubblicazione sul giornale, non richiesta né autorizzata», come spiega lui stesso in una nota. Testo rimosso ieri da facebook, il che non ha fermato i fan, numerosissimi nel lasciare sul "diario" del magistrato tutto il loro apprezzamento. Alla Gazzetta di Reggio Emilia non era parso vero di poter «sollevare una polemica giornalistica alla quale il ruolo istituzionale impone di rimanere estraneo» (sempre dalla nota di Caruso). Sull'edizione di martedì del giornale emiliano, il post anti riforma del magistrato diventa di fatto un editoriale, e da lì la sequenza di eventi diventa inarrestabile.Caruso a Reggio presiede ancora il collegio al processo Aemilia. Soprattutto, è esponente di spicco di una corrente, Md, che ha annunciato prima dell'estate la propria contrarietà alla riforma Renzi-Boschi. Nel comitato per il No delle toghe "di sinistra", l'attuale presidente del Tribunale bolognese è in prima linea. «Sono assolutamente convinto che i magistrati possano schierarsi al referendum», riconosce lo stesso Orlando. Il quale però ha gioco facile nel colpire Caruso sul punto debole: «Lo dico non al magistrato ma al militante: ci sono argomentazioni, modalità, tassi di propaganda che ritengo inaccettabili sia che si sostenga il Sì sia che si sostenga il No». E già. «Quando lo fa un magistrato», infierisce il ministro della Giustizia, «il rischio è che qualunque atto dovrà assumere in futuro sia segnato dal riverbero della posizione propagandistica che ha assunto». Tecnicamente è questo il motivo per cui il Csm potrebbe rilevare l'inadeguatezza di Caruso a svolgere funzioni direttive, anche se il procuratore generale di Bologna lascia trapelare di non pronosticare affatto una sanzione disciplinare né la perdita dell'incarico. Certo Caruso ha fatto il possibile per attrarre l'attenzione: non solo col passaggio sui repubblichini ma anche con quella definizione della riforma «fondata sui valori del clientelismo scientifico e organizzato, della corruzione», «con un governo che lega le provvidenze al voto referendario». Il bello è che nel comunicato il giudice dichiara: «Pur confermando integralmente i contenuti del messaggio, le stesse idee e gli stessi concetti sarebbero stati presentati in forme diverse, se sin dall'inizio destinati al più ampio pubblico». Pier Luigi Castagnetti parla di «delirio», Lega e cinquestelle lo difendono e sostengono che gli si vuole tappare la bocca. Se Caruso voleva che il suo No fosse notato, c'è riuscito alla grande.