È ammissibile il quesito sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazione dei magistrati. Lo ha annunciato il presidente della Consulta Giuliano Amato, in conferenza stampa al termine della camera di consiglio. LEGGI ANCHE: I Sì della Consulta per Csm, legge Severino, separazione delle carriere e custodia cautelare. Le reazioni: sindaci e Salvini cantano vittoria Inammissibile il quesito referendario sulla responsabilità civile diretta delle toghe. Questa la decisione della Corte costituzionale, annunciata in conferenza stampa dal presidente della Consulta, Giuliano Amato, al termine della camera di consiglio. «Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulla responsabilità diretta dei magistrati, perché fondamentalmente, essendo sempre stata la regola per i magistrati della responsabilità indiretta, l’introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo, innovativo». Giuliano Amato ha chiarito inoltre che il referendum di ieri non era sull'eutanasia ma sull'omicidio del consenziente. «Leggere o sentire che chi ha preso questa decisione non sa cos’è la sofferenza mi ha ferito, ha ferito tutti noi», ha detto riferendosi alla dichiarazione di inammissibilità, resa nota ieri, del quesito referendario. «Il referendum era sull’omicidio del consenziente e sarebbe stato lecito in casi più numerosi e ben diversi da quelli di eutanasia», ha aggiunto Giuliano Amato. «Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali» ha dichiarato Giuliano Amato in una conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito. «Sarà che è troppo occupato dalle questioni economiche», ma forse il Parlamento non dedica «abbastanza tempo» a cercare di trovare la «soluzione» sui «conflitti valoriali» ha evidenziato il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. «È fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale».

Referendum su cannabis, Magi: «Colpo alla democrazia»

«È un colpo durissimo per la democrazia in Italia. Sicuramente la Corte ha fatto quello che il presidente  Amato aveva detto che non avrebbe fatto: cercare il pelo. Alcune delle motivazioni che abbiamo ascoltato hanno dell’incredibile». Così Riccardo Magi, deputato di +Europa e fra i promotori del referendum sulla cannabis, commenta a Radio Capital il giudizio di inammisibilità espresso dalla Consulta. «Il presidente Amato ha detto che siamo intervenuti sul comma 1 dell’articolo 73 che non riguarderebbe solo la cannabis, ma il comma 4 riporta le stesse condotte del comma 1», sottolinea Magi. «Il comma 1 dell’articolo 73 riguarda con una serie di condotte la tabella 1 e 3; il comma 4, che riguarda la tabella 2 e 4, quindi dove c’è la cannabis, dice che per le stesse condotte di cui al comma 1 si applica quest’altra pena. Non potevamo che intervenire sul comma 1, semplicemente perché il comma che riguarda la cannabis dice ’per le stesse condotte di cui al comma 1’», conclude