Separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, con divieto di passaggi dall’una all’altra funzione, responsabilità civile diretta dei magistrati, modifiche alle valutazioni di professionalità, con l’apertura alla partecipazione degli avvocati alle "pagelle" per le toghe, stop all’obbligo delle firme per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura, limiti agli abusi della custodia cautelare e abolizione del decreto Severino sull’incandidabilità. Sono i sei referendum in materia di giustizia sulla cui ammissibilità la Consulta è chiamata a esprimersi tra domani e mercoledì.

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Nelle intenzioni dei proponenti, la richiesta di separazione delle funzioni tra giudice e pubblico ministero ha come obiettivo quello di «garantire a tutti un giudice realmente ’terzò e trasparenza nei ruoli». Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della sua vita professionale quali funzioni svolgere, se requirenti e giudicanti, e mantenerle per sempre. Oggi la possibilità di passare dalla funzione di giudice a quella di pm e viceversa è prevista 4 volte, la riforma proposta dalla ministra Cartabia la ridurrebbe a 2. Il quesito referendario vorrebbe abolirla del tutto.

RESPONSABILITÀ CIVILE DIRETTA DEI MAGISTRATI

I magistrati che sbagliano devono pagare direttamente per i propri errori giudiziari. Il quesito chiede l’abolizione del ’filtrò dello Stato: finora infatti è lo Stato che paga e poi si rivale sui magistrati. Con il sì al referendum si introdurrebbe la possibilità di chiamare direttamente in causa i magistrati che dovrebbero pagare di tasca propria per gli errori commessi.

"PAGELLE" AI MAGISTRATI

Il quesito sulle valutazioni di professionalità dei magistrati chiede che queste non siano affidate solo ad altri magistrati, col il rischio di giudizi troppo facilmente positivi, ma che nei Consigli giudiziari, che elaborano i giudizi poi sottoposti al Csm, abbiano diritto di esprimersi anche gli avvocati. La riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario approvata venerdì scorso dal governo di fatto già prevede la possibilità di voto per gli avvocati nei Consigli giudiziari, dopo un deliberato del Consiglio dell’ordine, quindi se questa norma fosse approvata dal Parlamento il quesito sarebbe ininfluente.

NO FIRME PER CANDIDARSI AL CSM

Questo quesito propone di abolire l’obbligo, per i candidati al Consiglio superiore della magistratura, di essere sostenuti da una raccolta di firme di "presentatori", da 25 a 50. Nelle intenzioni dei promotori, l’intenzione è di rompere i legami tra i magistrati che aspirano al ruolo di consigliere e le correnti: chiunque può candidarsi a prescindere dal loro sostegno.

LIMITI AGLI ABUSI DELLA CUSTODIA CAUTELARE

Il quesito chiede di ridurre i presupposti della custodia cautelare previsti dall’articolo 274 del Codice di procedura penale al solo pericolo di fuga e non più per inquinamento delle prove e reiterazione del reato. La custodia cautelare non sarebbe più prevista per reati puniti fino a 5 anni.

ABOLIZIONE DELLA LEGGE SEVERINO

Il quesito propone l’abolizione dell’incandidabilità e della decadenza di politici condannati a più di due anni, introdotta con un decreto dall’ex Guardasigilli, Paola Severino, nella legge anticorruzione. Le norme che si vogliono cancellare riguardano le candidature al Parlamento italiano ed europeo e ruoli di governo e anche gli amministratori locali che, per una serie di reati, possono essere sospesi anche dopo la sentenza di primo grado. Nelle intenzioni dei proponenti bisogna eliminare questo automatismo e lasciare ai giudici la decisione sull’eventuale interdizione dai pubblici uffici.