I reati diminuiscono, perfino le entrate in carcere, ma nonostante ciò le nostre carceri sono tra le più sovraffollate d’Europa. Ma non solo. Se dovesse essere confermato il trend in crescita del sovraffollamento, tra cinque anni c’è il forte rischio di subire una nuova sentenza di condanna dalla Corte Europea come è accaduto con la Torregiani nel 2013.

Il rapporto Antigone sulle carceri Questo e altro ancora è emerso dalla conferenza stampa di ieri dell’associazione Antigone per illustrare il suo rapporto di metà anno sulla situazione carceraria del nostro Paese.

Il presidente Patrizio Gonnella ha sottolineato come, soprattutto in questo contesto politico, sono state avanzate proposte di legge che vanno nella direzione esclusivamente carcerocentrica, tipo l’inasprimento delle pene, ma anche leggi che vanno addirittura ad allargare il 4 bis ( l’articolo che vieta la concessione di benefici) nei confronti di alcune condotte da parte dei detenuti. Un pericolo scampato, per ora.

Ma per Gonnella è «comunque sintomatico di un orientamento politico e culturale che rischia comunque di andare verso quella direzione». E non è detto, sempre secondo il presidente di Antigone, che tali leggi non vengano riproposte dopo l’estate.

Costituzione tradita Resta comunque il dato oggettivo che le nostre carceri rischiano non di non proiettare i detenuti verso la libertà, come dettato dalla nostra Costituzione. «Anche la vita detentiva – sottolinea Gonnella – è piena di barriere e si tende sempre di più a far vivere il detenuto all’interno della cella».

Il presidente Gonnella fa l’esempio della cosiddetta sorveglianza dinamica, quella che più volte viene stigmatizzata soprattutto da alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria. «Eppure – sottolinea sempre Gonnella - dare la possibilità ai detenuti di uscire dalle celle, dà anche valore al ruolo dell’agente penitenziario che non si riduce solo al lavoro di custodia».

Condizioni peggiorate Dai dati raccolti da Antigone, basati sulle 33 carceri visitate quest’anno, si evidenzia dunque come la vita in carcere stia peggiorando. A completare il quadro della qualità della vita detentiva è il poco utilizzo di skype, da tempo contemplato dall’ordinamento penitenziario e ulteriormente indicato dalle circolari del Dap.

«Ci si mette anche la recente circolare - aggiunge sempre Gonnella - che ha previsto l’obbligo di tenere spenta la televisione dopo la mezzanotte. Ma se i detenuti durante il giorno facessero qualcosa, invece di stare dentro in cella tutto il giorno – osserva il presidente di Antigone -, prenderebbero subito sonno e non avrebbero la necessità di vedere la tv fino a tarda notte».

Dramma suicidi Ma il peggioramento della qualità della vita si ripercuote anche sul numero dei suicidi. Nel 2019, quelli che si sono verificati negli istituti di pena italiani, sono già 27, su un totale di ben 94 morti.

È intervenuta Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, snocciolando alcuni dati. Il primo tra tutti è quello relativo agli stranieri. Al 30 giugno 2019, erano 137.151 i reati ascritti al totale delle persone presenti nelle carceri italiane. Una media di 2,3 reati a detenuto, con 1,8 in media a testa nel caso dei detenuti stranieri.

Emerge con tutta chiarezza, quindi, che gli stranieri accumulano meno reati rispetto ai detenuti italiano. Non solo. Sempre al 30 giugno 2019. i detenuti stranieri sono il 33,42% dei reclusi. Erano il 33,95% sei mesi fa e il 35,19% sei anni fa, al tempo della sentenza di condanna da parte della Corte Europea dei Diritti Umani nel caso Torreggiani.

Quindi Susanna Marietti sottolinea come l’evidente sopravvalutazione del problema, dovuta dai mezzi di informazione che alimentano una percezione errata. Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l’ 1,16% finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%.

Sovraffollamento Ma il sovraffollamento è il protagonista del rapporto di metà anno di Antigone. Al 30 giugno 2019 i detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane erano 60.522. Negli ultimi sei mesi sono cresciuti di 867 unità e di 1.763 nell’ultimo anno. Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea, seguito da quello in Ungheria e Francia.

Il ministero della Giustizia precisa che i posti disponibili nelle carceri italiane sono 50.496, un dato che non tiene conto però delle sezioni chiuse e addirittura il carcere di Camerino che è tuttora vuoto dal terremoto del 2016. La riposta del governo è però la costruzione di nuove carceri e l’utilizzo di caserme dismesse. Michele Miravalle di Antigone ha spiegato che non può essere la soluzione, sottolineando anche la questione dei fondi insufficienti. Ha evidenziato, infatti, che, a copertura delle disposizioni dell’art. 7 del Decreto Semplificazione, ci sarebbero circa 20 milioni derivanti dalla legge di Bilancio del 2019 e una quota non specificata di 10 milioni derivanti dal Fondo per l’attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario.

«Se si considera che il Piano Carceri del 2010 - ha spiegato Miravalle - aveva uno stanziamento di circa 460 milioni di euro e che alla fine del 2014 ne sono stati spesi circa 52 per la realizzazione di 4.400 posti, è facile capire come meno di 30 milioni di euro in due anni non sarebbero lontanamente sufficienti».

Sistema di pene alternative Ma allora dove si dovrebbe investire? Sicuramente facilitare l’accesso alle pene alternative. È il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma a spiegarlo con un suo intervento. A suo agio perché, ricordiamo, è stato uno dei fondatori di Antigone.

«Ci sono circa 5000 persone detenute che devono scontare meno di due anni- spiega Palma – ed è impensabile pensare a una riabilitazione attraverso un’opera trattamentale, mentre di solito ci vuole un anno di tempo, prima che si possa cominciare a intraprenderla».

Tanti non posso accedere alle misure alternative, anche perché non hanno gli strumenti, presentano vulnerabilità sociali e alcuni sono senza una casa. Il dato più importante che ha fatto emergere è quello delle poche entrante nelle carceri nel primo semestre rispetto ai semestri precedenti.

«Se il sovraffollamento aumenta è perché in carcere si entra – sottolinea Palma – e non si esce più». Interviene anche Rita Bernardini del Partito Radicale che, oltre a riaffermare tutte le criticità elencate, compreso il discorso del poco lavoro, ha ricordato l’imminente iniziativa radicale delle visite in carcere a Ferragosto, augurandosi la massima partecipazioni dei parlamentari, visto che la maggior parte di loro non hanno idea delle condizioni carcerarie.

Antigone ha anche presentato la sua proposta di legge sull’estensione dei poteri che hanno i garanti e i parlamentari nei confronti dei sindaci. Ovvero riconoscergli il diritto e il potere di accedere e visitare gli istituti penitenziari senza dover ottenere previa autorizzazione. Per quale motivo? Il sindaco ha competenze che risultano di rilievo rispetto alla realtà penitenziaria in materia di salute, lavoro, formazione professione, anagrafe e assistenza sociale.

Mancanza di tutele Durante la conferenza stampa hanno trasmesso anche un breve filmato dove si denuncia la mancanza di tutela degli arrestati, anche prima di varcare il carcere. In una società dove tutto è controllato dalle telecamere, nel filmato promosso da Antigone emerge l’aspetto singolare dell’assenza di video sorveglianza nelle stazioni di polizia e nelle aree detentive dei tribunali.

Ciò rende tutto più opaco e non assicura il rispetto delle persone arrestate né la sicurezza di chi vi lavora. La conferenza si è conclusa con Gonnella che ha ricordato un altro fondamentale ruolo di Antigone. Quello di far riaprire le indagini sui presunti maltrattamenti in carcere, come ad esempio è accaduto ad Ivrea grazie all’impegno del loro avvocato Simona Filippi.