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«Più telefonate a casa per i detenuti», aveva promesso il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nell'agosto del 2023 per far fronte all'emergenza suicidi. A gennaio del 2024, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, aveva ribadito l'impegno del governo in questa direzione durante una visita al carcere di Montorio, tristemente noto per l'alto numero di suicidi avvenuti al suo interno. Tuttavia, a un anno di distanza dalle promesse, nulla è stato fatto. I detenuti italiani continuano ad avere diritto a una sola telefonata a settimana della durata massima di 10 minuti, come stabilito dall'articolo 38 del regolamento penitenziario.
Che nelle carceri ci sia il traffico di telefoni cellulari non è una novità. Non nei numeri un po’ ingigantiti espressi dal procuratore Nicola Gratteri, ma il problema esiste da sempre. Non è solo una criticità italiana, ma in tutti quei Paesi dove i colloqui telefonici sono molto limitati. Nel 2018, il governo francese ha risolto l’annoso problema lanciando una gara d'appalto che ha realizzato circa 50mila utenze nei penitenziari del Paese. I detenuti hanno un telefono fisso in ogni cella, per comunicare così con l'esterno ma solo con i numeri autorizzati dall'amministrazione penitenziaria. Nelle carceri italiane, invece, come già detto, si è rimasti fermi al vecchio e per ora immutabile articolo 38 del regolamento penitenziario che riconosce alle persone detenute una telefonata a settimana della durata massima di 10 minuti e, ai detenuti per i reati rientranti nell’articolo 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario ( reati cosiddetti ostativi, principalmente mafia e terrorismo), due colloqui telefonici al mese.
L’unico momento in cui i colloqui telefonici sono stati, di fatto, liberalizzati, è avvenuto durante il periodo della pandemia. Come si legge nel recente ventesimo rapporto di Antigone, nel corso dell’emergenza da Covid- 19, la legge n. 70 del 2020 ha previsto la possibilità di concedere autorizzazioni per i colloqui telefonici, escludendo i detenuti sottoposti al 41 bis, oltre i limiti stabiliti dal regolamento penitenziario. Le Direzioni degli istituti potevano autorizzare tali colloqui fino a una volta al giorno, specialmente quando la comunicazione telefonica coinvolgeva figli minori, figli maggiorenni con gravi disabilità, coniuge, partner di unione civile, convivente stabile o altra persona con legame affettivo significativo.
Sulla carta, soprattutto grazie al richiamo della circolare del 26 settembre 2022 del Dap, le direzioni delle carceri hanno una discrezionalità nell’autorizzare colloqui telefonici che superano il numero stabilito dalla normativa. Tuttavia, questa possibilità è stata progressivamente ridotta, come emerge dal ventesimo rapporto di Antigone. Nel 2022, il 36% degli istituti visitati dall'associazione registrava oltre tre quarti di detenuti che effettuavano telefonate straordinarie. Nel 2023, questa percentuale è scesa al 19%. Inoltre, sono raddoppiati gli istituti in cui nessun detenuto è autorizzato a fare telefonate extra. Il risultato è un ritorno, di fatto, ai livelli pre- pandemici, con gravi conseguenze non solo sul mantenimento dei legami familiari ( considerato un elemento chiave per il reinserimento in società dei detenuti), ma anche sul contrasto al traffico di telefoni cellulari all'interno delle carceri.