È la prima e addirittura decisiva prova di tenuta del Pd di fronte alla crisi dei cinquestelle. La riforma del processo penale affronta l'ultimo chilometro del suo lungo iter al Senato da lunedì prossimo, con la discussione in Aula. Nel provvedimento ci sono almeno due questioni caldissime: la delega sulle intercettazioni e le nuove norme sulla prescrizione. Due bersagli sui quali il l'M5S proverà a scagliare tutte le proprie frecce, nella speranza di scatenare divisioni tra i senatori dem. Anzi, i grillini hanno già cominciato l'altro ieri, con l'annuncio di ben 100 emendamenti, proprio sugli ascolti e sulle registrazioni "fraudolente". Maurizio Buccarella, tra le teste d'ariete grilline a Palazzo Madama ha già definito «liberticida», e dunque da modificare, la norma che punisce chi effettui registrazioni all'insaputa dell'interlocutore «al solo fine di comprometterne la reputazione». Un attacco evidentemente strumentale, che ne preannuncia altri. Si può dare per scontato che nell'esame dell'ampio ddl il Movimento si scaglierà anche contro l'accordo trovato sulla prescrizione tra Pd e Ncd. Ovvio che gli uomini di Grillo lo presenteranno come un vergognoso compromesso. Tenteranno di far dimenticare così l'odissea della giunta Raggi e di bilanciare un po' il vantaggio acquisito dal Pd nella contesa mediatica. Sarà proprio questo il passaggio che metterà alla prova i nervi dei renziani. La tentazione potrebbe essere quella di assecondare alcune delle pretese dei cinquestelle sui tempi del processo per evitare che questi ultimi facciano passare il Pd come una forza amica dei corrotti. Ma è improbabile che si butti a mare l'alchimia dell'aumento della metà giocato sull'articolo 161 del codice penale anziché sul 158, grazie al quale la durata di un processo per corruzione propria è stata ritoccata dai 21 anni e 9 mesi di Montecitorio a 18 anni. Potrebbero paradossalmente tornare utili i nuovi emendamenti depositati dal relatore del ddl, il senatore pd Felice Casson. Non quelli che insistono sullo stop alla prescrizione dopo la condanna di primo grado, già cestinati, quanto gli altri che fanno decorrere il cronometro del processo non dal compimento del reato ma dall'acquisizione della notizia di reato da parte del pm. Una rivoluzione che in realtà Casson propone solo per le fattispecie - recentemente introdotte - di disastro ambientale e di morte o lesioni come conseguenza di inquinamento ambientale. Sono casi in cui la condotta delittuosa emerge anche dopo diversi anni, a volte a causa di patologie che si manifestano a distanza di tempo nelle persone esposte ai fattori inquinanti, come nel caso dell'Eternit. Sarebbe una notevole forzatura dell'impianto normativo attuale, ma forse assai più sopportabile, per la maggioranza, come prezzo da pagare alla propaganda grillina.