Il Pd si fida di Giuseppe Conte e Alfonso Bonafede. Italia Viva no. Per questo oggi i dem, a differenza dei renziani, voteranno in commissione Giustizia l’emendamento del Movimento 5 Stelle che sopprime la proposta Costa per l’abrogazione della nuova legge sulla prescrizione. L’extra time richiesto dal partito di Zingaretti - 24 ore in più per riflettere sul da farsi - ha prodotto il risultato sperato dai grillini, ma ha creato nuove crepe in seno alla maggioranza.

«Nel confronto in atto sui temi della giustizia, la novità davvero rilevante sta nelle proposte formulate dal presidente del Consiglio per giungere, finalmente, a tempi certi nei e dei processi», dice Walter Verini, responsabile Giustizia del Pd. «Nel ddl sulla riforma del processo penale, infatti, saranno contenute norme che riguarderanno, tra l’altro, tempi certi tra la chiusura delle indagini e l’avvio del dibattimento; velocizzazione delle notifiche; allargamento del patteggiamento» e tante altre ancora, sottolinea il deputato democratico, convinto che con l’approvazione di un «pacchetto» di questo tipo si potrebbe «davvero giungere a tempi certi e ragionevoli dei processi».

E i cambiamenti previsti anche sulla prescrizione, assicurano i dem, certificano un cambiamento d’approccio da parte degli alleati, finalmente disponibili al confronto. «Sarebbe importante», chiosa Verini, «che tutte le forze della maggioranza, ma anche altre forze parlamentari, deponessero le armi della propaganda e le bandierine e cogliessero un’occasione importante per riformare ambiti fondamentali della giustizia italiana». Ma Italia Viva non sembra affatto intenzionata a deporre le armi e annuncia un «voto contrario alla soppressione» della pdl Costa.

Ovviamente neanche sembrano entusiaste della sintonia ritrovata in casa giallo- rossa sul tema della giustizia. «L’innovativo corso del “nuovo” Pd si inaugura sulla giustizia, con l’adesione totale alle tesi di Bonafede sulla prescrizione», commenta il deputato azzurro Enrico Costa, autore della proposta di legge, composta da un solo articolo, che prevede l’abrogazione della riforma Bonafede. «Il Partito democratico non ha una linea autonoma sulla giustizia, ma si adagia su quella di Davigo e dei Cinque stelle. Non c’era bisogno di stare due giorni in un’abbazia per partorire queste grandi novità», aggiunge, ironizzando sul “conclave di Contigliano”, convocato da Zingaretti per riflettere sulle prospettive dell’alleanza di governo.

Con questo quadro, la partita sulla prescrizione dovrebbe concludersi con una vittoria di misura dell’asse giallo- rosso: 23 a 22, sempre che la presidente grillina della Commissione, Francesca Businarolo, decida di fare uno strappo alla prassi parlamentare, partecipando al voto. Per dare una prospettiva al matrimonio giallo- rosso - da estendere in maniera organica in tutta Italia nei desiderata di Franceschini - il Pd ha dunque scelto di ingoiare il rospo della prescrizione, generando però nuovi malumori interni. «Mi auguro che il Pd non vada avanti sulla linea dell’intesa con il M5s sulla prescrizione, che non faccia passi in avanti verso quello che è un imbarbarimento del Paese», diceva fino a ieri il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenendo al seminario organizzato dal suo partito «Davvero possiamo immaginare che così sia un Paese civile?». La risposta del suo partito è, evidentemente, “sì”.