Affollati, con una sanità carente e senza alcun percorso di riabilitazione sociale. È il quadro desolante delle carceri napoletane che emerge dal report presentato al centro culturale Gridas di Scampia da Pietro Ioia, garante del comune di Napoli delle persone private della libertà: «Abbiamo voluto racchiudere in un documento il lavoro di un intero anno trascorso all'interno dei penitenziari della regione. Un anno difficile, in cui abbiamo dovuto fronteggiare l'assenza di cure e di misure anti-Covid», ha spiegato Ioia durante la presentazione. Maglia nera a Poggioreale che, a fronte dei 1500 posti disponibili circa, accoglie 2mila detenuti. Ma Ioia, testimone nel processo "Cella zero" sulle percosse ai detenuti, denuncia anche il ricorso alla violenza: «Quello che è successo a Santa Maria Capua Vetere è gravissimo e spero che la giustizia faccia il suo corso rapidamente. Episodi di violenza ci sono ancora oggi, soprattutto dopo le rivolte». I numeri impietosi di Poggioreale Anzitutto i numeri che fotografano ancora una volta una realtà fatta di celle e padiglioni contrari al quel principio volto a «salvaguardare la dignità dell’essere umano recluso» come si legge nell’introduzione del report. Poggioreale è l’espressione di questo fallimento: alla fine del 2020, rispetto ai 1.571 posti realmente disponibili ha visto 1.991 persone detenute, di cui 286 straniere. Numeri impressionanti, che fanno il paio con la carenza d’organico per il personale di vario tipo impegnato. Gli agenti di Polizia penitenziaria attualmente in servizio a Poggioreale sono 775 rispetto i 911 previsti in pianta organica); gli educatori sono 13 a fronte dei 22 previsti per l’istituto e 57 sono le persone con un incarico amministrativo contro i 68 previsti.«Entrando nei padiglioni – si legge nel report - è subito evidente la differenza tra le zone ristrutturate e quelle che non lo sono: queste ultime versano in pessime condizioni, presentando spesso scarsa pulizia, umidità alle pareti, un unico ambiente in cui si trovano sia i servizi igienici che la cucina, mancanza di doccia nella maggior parte delle stanze e assenza di spazi della socialità in quasi tutti i padiglioni; inoltre, molte stanze ospitano fino a 12 detenuti (in una delle visite una di esse accoglieva ben 13 persone), con letti a castello a tre livelli, molto vicini al soffitto». Inoltre: «Non tutte le celle prevedono il riscaldamento e in quelle in cui è presente spesso non funziona. Anche l’acqua calda è presente solo in alcune stanze di detenzione. Le aree destinate al passeggio, presenti in tutti i padiglioni, sono molto piccole rispetto al numero di detenuti presenti».Infine, altro aspetto negativo riguarda il numero delle persone tossicodipendenti all’interno del carcere di Poggioreale, ben 532, il 26,7% «che punta i riflettori sull’esistenza di un problema nel problema: la cura della tossicodipendenza all’interno del carcere». Un sovraffollamento più limitato all’istituto Pasquale Mandato di Secondigliano, comunque preoccupante. Rispetto ai 1.037 posti a disposizione, ne risultano occupati 1.249, 81 di questi da stranieri. Tra i detenuti presenti coloro che stanno scontando una condanna definitiva sono 654, le persone in attesa di giudizio sono 593 e 2 sono invece gli internati. A Secondigliano più basso anche il numero detenuti con problemi di tossicodipendenza, pari a 196. Poi c’è Nisida, il carcere che accoglie i detenuti più giovani. I minorenni sono attualmente 38 di cui: due hanno tra i 14 e i 15 anni, dodici tra i 16 e i 17 anni, diciassette tra i 18 e i 20 anni e sette tra i 21 e i 24 anni.